Francesco Sicari: fiumara Laverda a Bianco
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Era incominciato a piovere già dall'alba, annunciato da potenti tuoni, in lontananza. L'aria era quasi ferma e il termometro del distributore di benzina Esso di Pippo, segnava 38°C. vPoi improvvisamente un vento forte e pioggia a catinelle. L'acqua, sull'asfalto, schiumosa insieme alle foglie dei platani e subito le cunette della statale 106 piene di acqua.
Il tempo s'era "rotto" e dopo una lunga estate calda ecco le avvisaglie dell'autunno che al mio paese spesso capita che sia dolce e mite tanto che facevamo i bagni fino al ponte dei morti.
Improvvisamente l'aria si faceva di mille odori del fieno bagnato e della terra bagnata e si usciva fuori dalle case per bagnarsi, tanta era stata lunga
l'attesa della pioggia.
Al bar centrale i soliti fannulloni non si erano persi l'avvenimento e giocavano a carte dentro la sala del bar accompagnati dal rumore dell'acqua battente e dai rivoli che scendevano sul Cso Della Vittoria.
Bambini giocavano con ombrelli vecchi,rincorrendosi tra i vicoli, vicino casa mia. Io,guardavo dalla finestra che dava sulla statale,attento ad osservare le cunette che si riempivano di acqua e che scaricavano nel ponte del professore Todarello che portava l'acqua sino al mare. I lampi ed i tuoni mi facevano paura e subito sotto il letto dove trovavavo la compagnia del cane da caccia di mio padre, Bobby, che aveva anche lui paura. Quando la pioggia era accompagnata dal vento si infiltrava sotto le tegole e l'acqua scolava in casa dal tetto.
Ed allora, mia madre metteva i secchi e le pentole per cercare di evitare che la casa si allagasse. La Rosina raccoglieva l'acqua piovana sotto una canaletta di scolo perchè a
quei tempi era tutto prezioso anche l'acqua caduta dal cielo, certo acqua pulita, anche da bere. La temperatura era finalmente scesa e alle 20,30 l'unico termometro dell'unica stazione di servizio del mio paese segnava 20°C. Il Capostazione Misitano si era messo un giubbottino di cotone e scendeva verso la stazione, attraversando Cso Umberto.
Da piazza Vittoria, dove lui abitava, sino alla stazione FS c'era circa 1 km di strada. Di tanto in tanto sollevava la testa per vedere se fossero uscite le stelle, perchè era già buio.
Si fermò sotto un platano ed accese una marlboro morbida. Aveva 40 anni ed era un bell'uomo. Alto 1,80 per 75 kg di peso faceva la sua figura e la"Bionda", la sarta più bella del paese, sapendo del suo passaggio usciva sull'uscio per guardarlo, solo per guardarlo.
Lui sorrideva, sotto i baffetti alla Clark Gabble, e continuava incrociando gli ultimi paesani che tornavano a casa per la cena.
Alla stazione dava il cambio al Capostazione Cavallaro ed insieme al manovale Condello,iniziava il turno della notte. La nottata si ripeteva uguale, come la vita, che è sempre uguale ma sempre bella ed affascinante. Il mazzo di carte, i treni merci, il rapido Bari-Reggio mai fermato, alla stazione del mio paese, affascinante perchè non si è mai fermato.
Se si fosse fermato sarebbe finita la storia della stazione.
Se si fosse fermato, certo, non sarebbe sceso nessuno.
Se si fosse fermato sarebbe stato come un fantasma, con nessuno a bordo.
Per fortuna non si è mai fermato!
Per fortuna non passa più! Nei sogni che si ripetono, senza risveglio, quasi come il sonno della morte, rimaste scolpite nelle pupille rimangono le immagini della nostra vita,percorsa tutta in un attimo. Questo racconto lo dedico a mia madre,che durante i temporali di Autunno,per farmi addormentare ,mi raccontava le avventure di Pinocchio.
Francesco Sicari