Qunu, riunione di famiglia per discutere sul luogo della sepoltura di Mandela

martedì 25 giugno, 2013

JOHANNESBURG, 25 GIUGNO 2013- Mentre in un letto del Mediclinic Heart Hospital di Pretoria Nelson Mandela dà al mondo l’ultima prova di coraggio e tenacia, aggrappandosi ad un ultimo respiro con lo spirito combattivo di sempre, molti chilometri più a sud, in un piccolo villaggio di nome Qunu dove il leader ha trascorso la sua infanzia, i membri anziani della sua famiglia si sono riuniti per discutere anzitempo una faccenda piuttosto delicata. Tema dell’incontro sembra difatti essere quello relativo al luogo dove seppellire Mandela dopo che avrà esalato l’ultimo respiro.[MORE]

A convocare d’urgenza alcuni esponenti del clan di appartenenza della famiglia Mandela, non è stata la moglie Graça, né le figlie Zenani e Zindi, che in queste ore non lasciano mai solo il vecchio padre, ormai allo stremo delle forze. Sembra piuttosto essere stata la figlia maggiore del grande leader, Makaziwe detta Maki, un’imprenditrice di 60 anni. Il confronto si è svolto a porte chiuse ed è stato presieduto da Mandla, capo della tribù: il ragazzo, 39 anni, ha assunto questo prestigioso ruolo da quando suo nonno ha scelto di lasciarsi alle spalle qualsiasi retaggio tribale, qualsiasi tradizione arcaica, per dedicarsi alla lotta politica libero da qualsiasi influenza passata. Nessuno si è pronunciato circa il tema della riunione, ma chi conosce bene le consuetudini in uso in questo angolo della terra che Mandela ha saputo valorizzare e liberare dal giogo di logiche estreme, sa bene di cosa hanno discusso capi e anziani. Sembra difatti che non sia stato ancora raggiunto un accordo circa il luogo in cui seppellire il grande Madiba- un nome anche questo legato alle tradizioni della tribù di appartenenza. Ed è ora che la tribù scelga e si pronunci.

Un dato resta comunque certo, al di là delle controversie familiari: il luogo della tomba di Nelson Mandela sarà proprio a Qunu, il villaggio dei tempi felici dell’infanzia, il luogo simbolo di una gioia riconquistata solo dopo la prigionia nel 1990. Qui l’eroe antiaparhteid volle costruire la sua casa, quella condivisa con le donne della sua vita; qui si era ritirato negli ultimi tempi, in attesa dell’ultima ora, prima che l’aggravarsi delle sue condizioni richiedessero un trasferimento nella capitale; qui ha più volte dichiarato, in pubblico come nel privato, di voler riposare in pace dopo la sua ultima battaglia.

Emmanuela Tubelli

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