Questione fondi, la Lega vuole andare da Mattarella. Bonafede (M5S): "Rispettare le sentenze"
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ROMA, 5 LUGLIO - La polemica sulla sentenza della Corte di Cassazione, che ha richiesto di sequestrare i beni della Lega, non si placa: il partito ha richiesto ufficialmente un incontro con il Presidente della Repubblica attraverso i capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo. [MORE]
"Milioni di italiani perbene si riconoscono nell'azione della Lega, mettere fuorilegge un partito per (eventuali) errori di altri risalenti a 10 anni fa non garantisce quello spirito di democrazia, libertà e partecipazione popolare su cui si fonda la nostra Costituzione e la nostra vita sociale", hanno spiegato Molinari e Romeo. "Ne parleremo - continuano - col garante di questa Costituzione, col Presidente della Repubblica, nel pieno rispetto dei tanti giudici, la stragrande maggioranza, che svolgono bene e con imparzialità, la loro funzione".
Da ieri sera è partito il fuoco incrociato: dal Carroccio si sentono vittime di un processo politico, mentre i magistrati spiegano che le sentenze vanno rispettate e che qualcuno deve restituire i 49 milioni di euro truffati agli italiani. Molte sono state le critiche di incostituzionalità rivolte alla Lega per la richiesta di confronto con Mattarella.
Matteo Salvini ritiene "bizzarra" la possibilità di non poter andare a parlare con il Presidente della Repubblica: "è il garante della Costituzione e dei diritti dei cittadini. Io rispetto il lavoro della stragrande maggioranza dei giudici, che al 99% fanno bene e obiettivamente il loro lavoro, ma parlerò con Mattarella del fatto che la Lega sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva per eventuali errori commessi da qualcuno più di dieci anni fa con cui io non c'entro nulla", ha detto il vicepremier.
Salvini si mostrato preoccupato per quello che, secondo lui, è "un attacco politico al partito che sta conquistando la fiducia degli italiani". Ha ribadito di voler parlare con la massima carica dello Stato: "starà a Mattarella decidere se c'è in ballo la libertà d'espressione o la democrazia".
Interpellato indirettamente, in quanto Guardasigilli, Alfonso Bonafede ha difeso la magistratura: "Tutti devono potersi difendere fino all'ultimo grado di giudizio. Poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla Seconda Repubblica", ha spiegato il Ministro della Giustizia.
Critiche alle parole dei leghisti arrivano anche dall'Anm (Associazione Nazionale Magistrati): "I magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, nè perseguono fini politici". "Evocare un possibile intervento del Capo dello Stato nella vicenda - si legge in una nota - risulta essere fuori dal perimetro costituzionale".
Per la giunta togata, il pericolo è quello di non riconoscere più la separazione tra i poteri: "Le modalità con cui il dibattito si è alimentato creano confusione e rischiano di produrre effetti distorsivi sui precisi confini, fissati dalla Costituzione, tra la magistratura, autonoma e indipendente, e gli altri poteri dello Stato", scrivono dall'Anm.
Al Consiglio Superiore della Magistratura le bocche sono cucite ma trapela preoccupazione per i toni di questi giorni, ritenuti "non accettabili".
[Foto: defendevropa.com]
Danilo De Rosa