Processo Maugeri - San Raffaele: Formigoni condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione
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MILANO, 22 FEBBRAIO – L’ex presidente della Regione Lombardia nonché senatore Roberto Formigoni è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di detenzione per corruzione, all’esito del processo per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. In base alla ricostruzione dell’accusa, accolta in sede processuale, l’ex governatore sarebbe riuscito ad ottenere lussuosi benefici sottoforma di cene, viaggi e gite in barca, distraendo quasi 70 milioni dalle casse dell’istituto patavino e dell’ospedale milanese, concedendo in cambio consistenti rimborsi pubblici ai due enti lombardi tramite alcune delibere di giunta.
La decisione definitiva è stata emessa dalla Corte di Cassazione, rigettando il ricorso presentato dallo stesso Formigoni avverso la sentenza di appello, laddove egli era stato già condannato per il medesimo reato. I giudici di piazza Cavour hanno tuttavia ridotto la pena prevista in appello (da 7 anni e 6 mesi a 5 anni e 10 mesi), una volta preso atto che le accuse relative ad alcuni dei fatti contestati a Formigoni sarebbero ormai cadute in prescrizione. La vicenda si sarebbe in effetti sviluppata progressivamente tra il 2001 ed il 2011 e la sottrazione di denaro dai conti delle due fondazioni sarebbe avvenuta dunque gradualmente: i capitali sarebbero sistematicamente transitati sui conti di società create ad hoc, con sede all’estero, rendendoli così disponibili all’imprenditore e faccendiere Pierangelo Daccò, a sua volta d’accordo con l’ex assessore regionale Antonio Simone per fare sì che l’allora presidente di giunta Formigoni potesse trarne vari benefici. In base all’inchiesta condotta dalla guardia di finanza, Daccò e Simone (che hanno patteggiato la loro condanna in appello) avrebbero organizzato all’ex senatore del PdL alcune vacanze in yacht (ai Caraibi, in Costa Azzurra ed in Sardegna), cene in ristoranti stellati e degustazioni di champagne pregiati. Nell’ambito dell’accordo, l’assessore avrebbe ottenuto contributi elettorali pari a diverse migliaia di euro e l’imprenditore avrebbe potuto direttamente godere del patrimonio delle società offshore; Daccò avrebbe successivamente ceduto ad un prezzo irrisorio una villa in Costa Smeralda ad Alberto Perego, commercialista delle sue società e delle due fondazioni lombarde, mentre il Pirellone avrebbe approvato una nuova legge regionale per favorire gli enti no profit e riconosciuto fondi alla Maugeri ed al San Raffaele per le funzioni non tariffabili. Il meccanismo si è poi inceppato allorquando sono venuti improvvisamente a galla gli enormi problemi finanziari dell’ospedale milanese, il cui ente di gestione era giunto sull’orlo del fallimento. Dall’esame dei bilanci sarebbero appunto emerse prove di numerosi pagamenti a favore delle società riconducibili a Formigoni, mentre sui conti di quest’ultimo sarebbero state individuate diverse entrate a fronte delle quali egli non sarebbe stato in grado di presentare fatture o ricevute di pagamento.
Questa mattina, pertanto, al “Celeste” è stato consegnato dai Carabinieri l’ordine di esecuzione della pena, firmato dal sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna e Formigoni ha a quel punto deciso spontaneamente di costituirsi nel penitenziario di Bollate, a nord del capoluogo lombardo. Il suo storico avvocato, Mario Brusa, ha comunque presentato per lui un’istanza di detenzione domiciliare, sebbene il reato di corruzione – per il quale è stato condannato – rientri fra quelli che la nuova legge 3/2019 (denominata “spazzacorrotti” e recentemente varata dalla maggioranza giallo-verde) considera “ostativi” ai fini della concessione di misure sanzionatorie alternative al carcere.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: left.it