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ROMA, 30 AGOSTO – Dal tavolo di oggi con CGIL, CISL e UIL arrivano nuove indicazioni sugli obiettivi che il Governo intende perseguire riguardo il nuovo piano pensionistico; al termine di esso, l’incontro è stato definito “utile, in un clima positivo, con l’impegno a continuare il confronto” dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti. I sindacati avrebbero infatti accolto con favore l’ipotesi, avanzata dal Governo, di ampliare la platea di coloro che potranno andare in pensione a 63 anni e 7 mesi con il sistema contributivo, nonché di garantire ai più giovani un assegno di 600-620€ (nel caso in cui i contributi già versati non dovessero risultare sufficienti), che diventerebbe di 650-680 considerando anche la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva. [MORE]
In questo modo, anche i giovani che sono interamente nel sistema contributivo ma hanno avuto carriere discontinue potranno in futuro andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi. Verrebbe ridotta la soglia del trattamento contributivo minimo richiesto per accedere alla pensione, dall’attuale coefficiente di 1,5 ad 1,2 volte l’assegno sociale INPS (448€). Maurizio Petriccioli della CISL avrebbe contestualmente chiesto di ridurre anche il parametro previsto per gli attuali pensionandi e portarlo da 2,8 a 2. Il meccanismo ipotizzato dal Governo è invece rivolto ai giovani che hanno iniziato a versare i contributi dal 1/1/1996 e che avranno dunque pensioni interamente contributive.
L’esecutivo starebbe inoltre lavorando sulla possibilità di svincolare la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) dalla cosiddetta APE social e di incentivare l’adesione ad essa tramite meccanismi di detassazione. Sarà dunque necessario rastrellare le risorse necessarie ad attivare tale detassazione, che nel caso dovrebbe riguardare i cinque milioni di lavoratori iscritti alla previdenza complementare. Altre idee, ancora preliminari, sarebbero quelle dell’introduzione di un reddito di garanzia per i nati dopo gli anni ’80 mettendo insieme la parte assistenziale e quella previdenziale, della diminuzione del cuneo previdenziale per l’assunzione di giovani sotto i 35 anni, ma anche della riduzione dei requisiti necessari per ottenere l’anticipo pensionistico previsto per le categorie socialmente deboli.
Resta però tensione fra Governo e sindacati sul tema dell’aumento dell’età pensionabile. Il braccio di ferro riguarda l’aumento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita, che dovrebbe entrare in vigore nel 2019, del quale i sindacati chiedono lo stop. Sul punto Poletti ha però chiarito che il tema potrà essere discusso soltanto quando l’ISTAT avrà diffuso i dati necessari, ossia tra settembre ed ottobre. L’appuntamento è dunque rimandato ai prossimi incontri in agenda, già fissati per il 5, il 7 ed il 13 settembre.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: newspedia.it