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ROMA, 11 APRILE 2013 – Si alza sempre più il tono degli scambi tra il sindaco di Firenze, Matteo Renzi e il leader del partito Pd, Bersani. Attraverso una intervista pubblicata oggi sul ''Messaggero'', Renzi è tornato a parlare della sua bocciatura come grande elettore del nuovo presidente della Repubblica. «Sembrava che la cosa fosse decisa e poi da Roma l'hanno fatta saltare. Bersani mi ha chiesto lealtà. Io gliel'ho data e questa cosa è sotto gli occhi di tutti. Mi sto impegnando per il nostro partito andando in giro in campagna elettorale a mie spese. E mentre mi do da fare così, Bersani cosa fa: mi attacca. Ma la vogliamo finire?».
Il sindaco di Firenze, davvero non ha digerito tale decisione e prosegue attaccando la linea che sta portando avanti dalla leadership del Pd: «Grillo ha avuto venti giorni di visibilità mediatica a causa della strategia sbagliata del Pd. Che ha perso tempo. Sono passati invano ben 46 giorni da quando si e' votato e 46 giorni che passano significano aziende che chiudono, cassaintegrati che aumentano, crisi che avanza». Renzi prosegue: «Io credo che Bersani e Berlusconi l'accordo lo faranno. E a me va bene. Se vogliono fare il governo, però, abbiano il coraggio di farlo subito. Altrimenti si vada a votare. Non è mica un dramma». In merito al suo futuro ne partito, il Primo cittadino fiorentino precisa: «Io rimango nel mio partito, in cui sto bene. Odio i partitini personali e credo nel bipolarismo. Il resto non mi interessa. I miei riferimenti sono Blair e Obama». [MORE]
Dall’altra parte, Bersani – in un'intervista al Tg1 di ieri sera - risponde a Renzi: «Nella sequela di quotidiane molestie mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi a impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la Toscana. Smentisco dunque di aver deciso o anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunché, a proposito di una scelta che riguarda unicamente il consiglio regionale Toscana». Smentendo le telefonate che sarebbero giunte da Roma per evitare l' elezione di Renzi, dichiarando: «Chiedete a Telecom, non ho fatto nessunissima telefonata e pregherei di credere che, con tutti i problemi che ci sono, l'ultimo e' decidere dei 494 nostri grandi elettori chi sia l'uno o l'altro». E al riguardo, la replica del sindaco di Firenze non si fa attendere: «Il gruppo regionale del Pd in Toscana ha scelto in altro modo. Io rispetto le decisioni del gruppo. Non mi abituerò mai però alla doppiezza: quello che dico, lo dico in faccia».
Un ulteriore conferma del momento delicato in seno al Pd, sono le parole di Dario Franceschini, ex capogruppo alla Camera, nel corso di un’intervista concessa ieri sera alla trasmissione ‘Le invasioni barbariche’ su La7: «Sì, per la prima volta sono preoccupato che ci sia un riconoscimento di provenienza e che, se sbagliamo, ci possa essere una divisione. Sarebbe un dramma, non per il Pd ma per il Paese». A ciò si aggiunge anche la posizione di Rosy Bindi che, dalle colonne de ‘La Stampa’ dice: «Nessun baratto per il Colle, nemmeno per il ''si parta'’ per il governo di minoranza, come sostiene Vendola. Invocare una sorta di lasciapassare dal centrodestra, sperando che un po' di senatori del Pdl escano dall' Aula, significa consegnare le chiavi del nostro 'governo di cambiamento' a Berlusconi. Se Bersani non ce la fa, per evitare il voto anticipato e fare le riforme, meglio il governo di scopo».
(fonte: La Stampa, Asca)
Rosy Merola