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CATANZARO, 25 MAGGIO 2013 - Questa mattina la Chiesa ha elevato agli onori degli altari il prete siciliano don Pino Puglisi, testimone martire di Cristo, ucciso a Palermo dalla mafia a 56 anni, il 15 settembre del 1993. Il 28 giugno 2012 papa Benedetto XVI autorizzava il Dicastero ad emettere il decreto “super martyrio” per procedere alla beatificazione. L’arcivescovo di Palermo,cardinale Paolo Romeo, nella sua omelia ha detto che il sorriso e l’azione del parroco di Brancaccio, instancabile e gioioso educatore, che nelle strade degli uomini cercava l’incontro e il dialogo, hanno sconfitto Cosa nostra: "Più guardiamo il volto di don Pino Puglisi", di cui durante il rito è stata disvelata solennemente una grande foto, "più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Sorride ancora don Pino.
La Chiesa riconosce nella sua vita, sigillata dal martirio in odium fidei, un modello di imitare". "La mano mafiosa che il 15 settembre 1993 lo ha barbaramente assassinato - ha aggiunto - ha liberato la vita vera di questo ’chicco di grano’, che nella sua opera di evangelizzazione moriva ogni giorno per portare frutto. Sottraeva alla mafia di Brancaccio consenso, manovalanza, controllo del territorio". L’azione "assassina, di prevaricazione e di morte" dei mafiosi "ne rivela la vera essenza". Così ha rilanciato l’anatema-scomunica di Papa Giovanni Paolo II dalla Valle dei Templi: "Convertitevi, uno giorno verrà il giudizio di Dio".
Un sacerdote "esemplare, martire della fede e della carità educativa, in particolare verso i giovani: continui a suscitare nella comunità ecclesiale e civile risposte generose e coerenti", ha scritto il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto pervenire ai partecipanti la sua “personale vicinanza alla figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile”. Tra i vescovi presenti anche il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, mentre tra le autorità il presidente del Senato Piero Grasso e il vicepremier Angelino Alfano.
Un evento celebrativo che ha legato Palermo con l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, poiché il postulatore della causa è l’arcivescovo metropolita Mons. Vincenzo Bertolone.
In tanti, infatti, tra presbiteri e fedeli sono partiti dalla diocesi di Catanzaro-Squillace per raggiungere la città di Palermo. Una presenza per ringraziare il Signore e per manifestare una piena vicinanza a Mons. Bertolone che in questi ultimi tempi ha rimarcato sempre nelle sue omelie, nei convegni e nei ritiri del clero la figura di don Puglisi.
Giuseppe Puglisi nasce a Palermo, nel rione di Settecannoli, il 15 settembre 1937. A sedici anni viene accolto nel seminario arcivescovile di Palermo. Il 2 luglio 1960 è ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1967 viene nominato cappellano all’istituto “Roosevelt” per orfani di lavoratori e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta della borgata di Valdesi. Il primo ottobre 1970 è parroco a Godrano e vi rimane fino al 31 luglio 1978.
Fu insegnante di religione nella scuola media e dal 1978 nel Liceo “Vittorio Emanuele II”. Il 9 agosto 1978 è nominato prorettore del seminario minore di Palermo; il 24 novembre 1979 direttore del Centro diocesano vocazioni. Nel 1983 diviene responsabile del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Nell’ottobre del 1990, mentre svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la casa “Madonna dell’Accoglienza” di Boccadifalco in favore di ragazze madri in difficoltà, viene nominato parroco della chiesa di San Gaetano, a Brancaccio. D’intesa con l’arcivescovo, il cardinale Salvatore Pappalardo, chiama ad operare nella zona alcune Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena alle quali affida nel 1993 il Centro di promozione “Padre Nostro” per l’evangelizzazione e l’educazione dei bambini che strappa alla manovalanza malavitosa.
“Quello contro don Puglisi - afferma Mons. Bertolone - non è un crimine come tanti altri, ma un vero e proprio attacco alla fede cattolica professata, celebrata e vissuta attraverso un esemplare ministero sacerdotale. Proprio perché ucciso “in odium fidei” don Puglisi è un martire. Non ci sono altre ragioni per la sua morte se non quelle scaturenti da un feroce, criminale e radicale odio nei confronti di un presbitero che ha fatto della missione cristiana il proprio fulgido codice deontologico che lo fa essere rispettoso delle leggi dello Stato, ma soprattutto obbediente alla legge dell’amore di Cristo Gesù e del prossimo”.
La delegazione della diocesi di Catanzaro-Squillace si è ritrovata al Foro Italico Umberto I di Palermo assieme a Mons. Bertolone, per riaffermare nella preghiera il trionfo del bene sul male di un grande “profeta e martire”.[MORE]