Padoan su sentenza pensioni: «Corte avrebbe dovuto valutare impatto economico»
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MILANO, 22 MAGGIO 2015 - Il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista a tutto campo rilasciata a “Repubblica” è intervenuto anche sulla recente sentenza della Corte Costituzionale sul tema delle indicizzazioni delle pensioni, non nascondendo riserve e perplessità. Secondo il Ministro, la Corte non avrebbe valutato l’impatto economico della sentenza, impatto che avrebbe creato un buco non indifferente ai conti pubblici e alle strategie economiche del Governo. «Abbiamo provveduto a tamponare la falla e gli arretrati ci costano 2,2 miliardi». [MORE]
I costi, secondo Padoan, sarebbero poi graduali, attorno ai 500 milioni l’anno, a partire dal 2016 con una indicizzazione più favorevole. Nonostante l’intervento del Governo, il Ministro, pur prendendo atto della sentenza, mostra delle perplessità, spingendosi anche oltre. Sull’impatto economico preso in considerazione invoca infatti un maggior coordinamento tra le istituzioni statali: «Non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello Stato indipendenti, come Governo, Corte, Ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell’informazione». La valutazione dell’impatto, è ritenuta necessaria dal Ministro, nelle sentenze che abbiano una «implicazione di finanza pubblica» in modo da agevolare il modus operandi ed i margini di manovra su un tema delicato come quello delle pensioni. Sulla situazione Ue, in merito al possibile Grexit e al default di Atene, il Ministro ha parlato di possibili problematiche, che coinvolgerebbero l’Italia, durante il medio periodo, posto che una perdita del genere modificherebbe economicamente e non solo, la struttura ed il sistema europeo.
Le parole del premier. Dal vertice di Riga, in merito alle dichiarazioni di Padoan, sono arrivate quelle del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Lavoriamo nel massimo rispetto e raccordo istituzionale. Abbiamo rispettato la sentenza della Corte Costituzionale». Dichiarazioni che sembrano dunque volutamente evitare ulteriori polemiche e possibili strumentalizzazioni delle forze di opposizione ma cosa ancor più importante, il rischio circa potenziali scontri su conflitti istituzionali.
L’intervento per evitare la pioggia dei ricorsi. Il bonus Poletti, così come è stato ribattezzato dal Premier, risarcirà a partire dal primo agosto, circa 3,7 milioni di pensionati ed è considerato dal Governo un intervento che rispetta la sentenza della Corte Costituzionale. Intervento che secondo Renzi, non renderebbe necessari eventuali ricorsi, per altro già possibili considerata la immediata esecutività della sentenza. Si attendono tuttavia novità, in considerazione di un intervento al momento solo parziale, e tutt’altro che strutturale, che rimborsa soltanto due dei diciotto miliardi di crediti dei pensionati.
foto da: formiche.net
Cosimo Cataleta