Oseghale confessa: Pamela morta per droga ma io l'ho fatta a pezzi
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MACERATA, 31 LUGLIO - Innocent Oseghale il 29enne di nazionalità nigeriana, accusato di omicidio, vilipendio e distruzione di cadavere, interrogato ancora una volta nel carcere di Marino del Tronto, assistito dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, ha oggi ammesso di fronte ai magistrati della Procura di Macerata, di aver fatto a pezzi il corpo di Pamela Mastropietro, la giovane 18enne uccisa e smembrata il 30 gennaio ultimo scorso. [MORE]
La vittima, nella giornata del 29 gennaio aveva abbandonato la comunità di recupero Pars di Corridonia (MC) dove si trovava dall’ottobre 2017, dopo avere messo qualcosa nella sua valigia, si allontanava a piedi dalla struttura.
“Sono stato io a fare a pezzi il corpo di Pamela, ma quando era già morta” - ha affermato Oseghale - “è stata la droga a ucciderla”.
Secondo la ricostruzione esposta da uno degli avvocati del nigeriano, - “dopo aver fatto sesso” - Pamela e Innocent, hanno avvicinato Lucky Desmond, che gli avrebbe venduto la droga. I due, sarebbero poi saliti insieme nell'appartamento di Via Spalato 124 (senza la compagnia di Desmod, come il 29enne aveva dichiarato in un primo momento), dove poi la ragazza si sarebbe sentita male.
“Ho avuto un rapporto sessuale consenziente con Pamela, non a casa ma in un sottopasso dei giardini Diaz dove poi, quella mattina, lei ha comprato con il mio aiuto una dose di eroina da Lucky Desmond. Non ho violentato Pamela e non l’ho uccisa. Si è iniettata quella droga in casa mia, ma poi si è sentita male sul letto”.
"Le ho buttato dell'acqua addosso per cercare di rianimarla, ma non si muoveva: non c'è stato nulla da fare" - ha esposto Oseghale, - "Sono sceso per comprare un borsone da un negozio gestito da cinesi", continua a raccontare il giovane, ma una volta a casa scopre che non era grande a sufficienza per contenere il corpo di Pamela.
Da qui l'idea di sezionare il corpo “utilizzando due coltelli, uno grande e uno piccolo”, (lo aveva sempre negato in precedenza) e di nascondere i resti in due trolley, con i quali è, uscito di casa per portarli nella zona industriale di Pollenza, dove sono stati ritrovati il giorno dopo.
“Ho nascosto i resti in due valigie e le ho portate con un taxi verso Sforzacosta ma ero al telefono e non mi sono accorto di aver superato il paese e così ho chiesto al tassista di lasciare le due valigie lungo il fossato. Temevo della reazione della mia compagna».
Le cause della morte di Pamela restano ancora un nodo da sciogliere: per l'accusa.
L'interrogatorio odierno è servito alla Procura per avere ulteriori conferme e riscontri da parte dell'accusato: al termine tutti gli atti sono stati disecretati.
Luigi Palumbo