Ordinazione Presbiterale Omelia dell'Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone "Fotogallery"
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Introduzione e saluti saluto i sacerdoti, i diaconi, i religiose e le religiose, le autorità civili e militari e tutti voi carissimi fedeli, qui convenuti per dire tutti assieme: “Canterò senza fine la bontà del Signore”
con la voce del salmista eleviamo a Dio il nostro rendimento di grazie in questo
giorno santo in cui quattro diletti figli della nostra amata diocesi riceveranno il dono
del presbiterato, tesoro di grazia e di misericordia. L'amore di Dio ci avvolge con la
sua bontà per farci gustare questa liturgia terrena che apre le porte alla liturgia
celeste. Di questo sacramento dell’Ordinazione dobbiamo tutti essere grati a coloro
che hanno operato perché avvenisse: Rettori del Seminario, professori, parroci,
diaconi, familiari e, voi popolo, che avete accompagnato questo cammino con le
vostre preghiere. Miei cari ordinandi, vi siamo grati per la scelta coraggiosa del
presbiterato, lo sono pure tutti i vostri cari che continueranno a prendersi cura delle
vostre persone rispettando il vostro ministero. Diciamo la nostra gratitudine alle
persone, alle parrocchie da cui provenite e quelle nelle quali già state svolgendo il
vostro ministero, alle comunità cristiane che vi hanno proposto la vita stessa come
vocazione su cui è fiorita poi la vostra scelta.
Identità del presbiterato [MORE]
Carissimi giovani, desidero esprimere qualche pensiero sulla grandezza e il
significato di quest’ora solenne che resterà impressa per sempre e indelebilmente in
ciascuno di voi, si rifletterà in tutte le ore della vostra vita e che avrete cura di
custodire nel cuore e meditarne il gesto sacramentale dal quale attingerete la forza per
adempiere il servizio sacerdotale con rinnovata lena, novello ardore e prodiga
generosità.
Il rito di ordinazione, che vi introduce in un nuovo stato di vita separandovi da
tutto, vi unisce a Cristo con un vincolo originale, ineffabile, irreversibile. La vostra
identità si arricchirà, in tal modo, di un altro titolo: quello di consacrati. Nel
sacerdozio avviene una reale e intima trasformazione che, imprimendo un “carattere
indelebile”, abilita il chiamato ad agire in persona Christi, strumento vivo per la
prosecuzione dell’azione del divino Pastore. Al sacerdote non sarà consentita alcuna
cosa in contrasto con la sua dignità di alter Christus. Anche quando compie delle
azioni che appartengono alla sfera umana, temporale, egli è sempre ministro di Dio.
Tutto in lui, anche ciò che è profano, deve essere sacerdotale proprio come in Gesù,
che fu sacerdote in ogni manifestazione della propria esistenza terrena. Sant’Escrivà
de Belaguer poté scrivere: “Col sacramento dell’Ordine il sacerdote diventa
definitivamente idoneo a prestare a Gesù nostro Signore la voce, le mani e tutto il suo
essere. È Gesù che, nella santa messa, con le parole della consacrazione, cambia la
sostanza del pane e del vino in quella del suo corpo e del suo sangue”. Nel
sacramento della Penitenza è Gesù che pronunzia le parole assolutorie: “Ti sono
perdonati i tuoi peccati”. È lui che parla quando il sacerdote, esercitando il suo
ministero in nome e nello spirito della Chiesa, annuncia la parola di Dio. Ed è sempre
Gesù Cristo ad avere cura degli infermi, dei bambini, dei peccatori allorché li
coinvolge nell’amore e nella sollecitudine pastorale dei sacri ministri.
Azione dello Spirito Santo
E’ lo Spirito che oggi compie una trasformazione radicale nella vostra vita. Nello
Spirito sarete unti. «In virtù dell’unzione dello Spirito Santo – dice la Presbyterorum
ordinis – i sacerdoti sono marcati da uno speciale carattere che li configura a Cristo
Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo Capo» (PO 2). San Basilio dice
che lo Spirito Santo «fu sempre presente nella vita del Signore, divenendone
l’unzione e il compagno inseparabile», così che «tutta l’attività di Cristo si svolse
nello Spirito». Ricevere l’unzione significa, dunque, avere lo Spirito Santo come
“compagno inseparabile” nella vita, fare tutto “nello Spirito”, alla sua presenza, con
la sua guida. Unti, per che cosa? Per essere mandati! Per diffondere nel mondo il
buon odore di Cristo!
San Paolo, nella Seconda ai Corinzi scrive: «Siano rese grazie a Dio che sempre ci fa
trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua
conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo» (2Cor 2, 14-15).
Questo dovrebbe essere il sacerdote: il buon profumo di Cristo nel mondo! Ma
l’Apostolo ci mette sull’avviso, aggiungendo subito: «Abbiamo questo tesoro in vasi
di terra» (2Cor 4, 7). Sappiamo fin troppo bene, cosa tutto questo significhi. Come
abbiamo ascoltato nel vangelo, Gesù diceva agli Apostoli: «Voi siete il sale della
terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se
non a essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5,13).
La verità di questa parola di Cristo è dolorosamente sotto i nostri occhi. Anche
l’unguento, se perde l’odore e si guasta, si trasforma nel suo contrario, in lezzo, e
anziché attirare a Cristo, allontana da Lui.
“L’imposizione delle mani si svolge in silenzio. La parola umana ammutolisce.
L’anima si apre in silenzio per Dio, la cui mano s’allunga verso l’uomo, lo prende
per sé e, al contempo, lo copre in modo da proteggerlo” (Benedetto XVI). Così voi
diventate totalmente proprietà di Dio, Gli appartenete del tutto, siete inviati ad
introdurre gli uomini nelle mani di Dio, sotto le sue ali. E poi vi è la preghiera, perché
l’ordinazione, come ogni sacramento che siete chiamati a celebrare a partire da oggi,
è un evento di preghiera. E’ il Signore stesso che, attraverso la parola della preghiera
e il gesto dell’imposizione delle mani vi assume totalmente al suo servizio, vi attira
nel suo stesso Sacerdozio. E’ il Signore, l’unico sommo Sacerdote, che vi consacra;
Egli, che ha offerto l’unico sacrificio per tutti gli uomini, vi concede di partecipare al
suo Sacerdozio, di modo che la sua Parola e la sua opera di salvezza siano presenti in
tutti i tempi e in tutti i luoghi. Cristo vi ha scelti, in modo misterioso ma reale, per
farvi, con Lui e come Lui, dei salvatori; vuole trasformarvi in Lui, affidarvi i suoi
stessi poteri divini. Dovrà guidarvi lo Spirito Santo. Ogni consacrato deve essere
colmato dello Spirito di Dio e vivere a partire da Lui. Sarà questo Maestro interiore
che vi ricorderà tutto ciò che Gesù ci ha detto. Ma è necessario essere docili a questa
guida, è necessario comprendere la voce dello Spirito. Ecco perché vi impegnerete a
dedicarvi assiduamente alla preghiera. Solo il cuore orante percepisce i movimenti
misteriosi dello Spirito di Dio.
E la preghiera ci mette sulla lunghezza d’onda di Dio.
Tutto il tempo che dedicherete alla preghiera sarà tempo veramente fecondo. Non
sottraetevi mai a questo dovere che, esercitandolo, scoprirete essere di grande
sollievo spirituale. Un prete che non prega, o prega poco, non è un prete innamorato
di Cristo, non è un prete che con il suo sguardo apre una finestra sull’Eterno, è solo
un funzionario del sacro. Non vi accada mai di essere così. Nella preghiera dovrete
essere come Mosè sul monte che intercedeva la divina misericordia per il suo popolo.
Non dovrete lasciarvi condizionare dalla stanchezza nel tenere alte le mani nella
vostra impetrazione verso Dio per il popolo, perché solo se le vostre mani saranno
come quelle di Mosè, innalzate a Dio da mattina a sera, il vostro popolo otterrà
misericordia. Uniti strettamente a Cristo Sommo Sacerdote, offritevi come vittime
pure per la salvezza di tutti gli uomini. Coltivate la bontà, che è caratteristica
specifica di Dio: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18b), basandovi su un
profondo orientamento interiore verso di Lui. La bontà cresce se c’è unione interiore
al Dio vivente. Solo da Lui si può imparare la bontà vera, perché solo il Signore ci ha
amato sino alla fine, sino all’estremo (Cfr Gv 13,1).
Conformazione a Cristo
Vi sarà ora, chiesto di manifestare la vostra volontà, perché, anche se è la
Chiesa a scegliervi, riconoscendo in voi i segni della divina chiamata, non si può
prescindere dalla libera manifestazione della vostra volontà. Una volontà che negli
anni di discernimento e di preparazione al Sacerdozio, avete imparato a uniformare
progressivamente alla volontà di Dio, attraverso l’ascolto orante e meditato della
Parola. Certo, questo cammino di conformazione a Cristo e al suo Vangelo non è
terminato, anzi non terminerà mai nella vostra vita, perché il Vangelo deve essere
interiorizzato sempre di più in voi, vi deve pervadere, deve farvi diventare sempre più
una cosa sola con Gesù, che è il Vangelo, cioè la Buona Notizia per l’uomo. Cristo
deve vivere in voi e deve, così, dare forma e contenuto alla vostra vita. “Sono stato
crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io Arcidiocesi
vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha
consegnato se stesso per me” Gal 2, 19b-20).
Vi chiederò se volete esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale. Non si
tratta solo di una proiezione temporale, per tutti gli anni della vostra vita, ma di una
condizione esistenziale: tutta la vostra vita, ogni istante della vostra vita, ogni
pensiero della vostra vita, ogni azione, ogni impegno, dovete viverlo come ministero
sacerdotale, di modo che non si possa mai riscontrare nella vostra esistenza uno
scollamento tra l’esercizio del ministero e la vostra vita quotidiana.
E’ la vostra condizione ontologica a cambiare: voi non farete i sacerdoti, ma
sarete sacerdoti. Oggi e per sempre.
Il vostro essere sacerdoti dovrete viverlo come fedeli cooperatori dell’ordine
dei Vescovi. Non potrete autodeterminare il vostro ministero, ne va dell’autenticità
del ministero stesso.
Vi viene chiesta la fedeltà perché vi sarà affidato un grande bene, che non vi
appartiene; voi appartenete a questo bene, alla Chiesa che non è nostra, ma di Dio.
Perciò non legate mai gli uomini e le donne a voi, non cercate il potere, il prestigio, la
stima per voi stessi. Portate gli uomini a Cristo, al Dio vivente. Non adeguate la fede
che dovrete annunciare alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna e
queste parole dovete portare alla gente, queste parole la gente attende da voi, non
altre.
Servizio all’uomo
Vi sarà chiesto di servire il Popolo di Dio. Gesù si è presentato come servo,
dando a questo termine il suo più alto titolo d’onore. “Il Figlio dell’uomo infatti non è
venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”
(Mc 10, 45). Servire e nel servizio donare se stessi: essere non per se stessi, ma per
gli altri, da parte di Dio e per portarli a Dio.
Il Signore, che è il vero padrone del mondo, è venuto come servo.
Conformandovi a Lui e seguendo questa via sarete credibili e avrete seguito
perché le persone percepiranno chiaramente la meta del loro affidarsi alle vostre
cure spirituali, meta che non siete voi stessi, ma l'Eterno amore di Dio.
Siete mandati! Scelti da lui, consacrati da lui, mandati dalla Chiesa a servire la
comunità secondo la duplice funzione di mediatori di Dio presso gli uomini
(mediante l’annunzio autorevole della Parola e dispensando i divini misteri) e di
rappresentanti del popolo presso Dio (facendovi voce orante e supplicante, esultante
e gemente).
Miei diletti figli dovete essere come un “ponte” per gli altri nell’incontro con
Gesù Cristo Redentore dell’uomo. Il nostro compito è proprio quello di consentire
alla gente di incontrarsi con l’inesauribile sorgente di acqua pura, di acqua sorgiva, di
acqua rigenerante che è Cristo. Pensiamo all’aspirazione profonda dell’uomo, di ogni
uomo! Consideriamo la “vera sete” di cui sono assetati tanti giovani, soprattutto! Non
sapremo conquistare gli uomini al vangelo se non facendo noi stessi per primi una
profonda esperienza di Dio. «Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso
inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza:
noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui.
Ma è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è
parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensa vita di
preghiera e plasmati dalla sua Grazia». Solo così sarete testimoni della Verità. “E la
verità è Dio, creatore, redentore e rimuneratore; la verità è Cristo, che appunto si è
definito “via, verità, vita, luce, amore, salvezza”; la verità è la Chiesa da lui voluta e
fondata per trasmettere integra la sua Parola e i mezzi di salvezza! E voi possedete,
voi gustate tutto questo mirabile patrimonio!” (Beato Giovanni Paolo II).
Lo possediamo e lo gustiamo per trasmetterlo e cercare nell’altro il Volto di
Dio.
Carissimi giovani sacerdoti, alimentate quotidianamente la vostra vita
ministeriale di preghiera, di umile servizio ai fedeli, tra i quali dovrete – come Gesù -
privilegiare soprattutto gli ammalati, gli anziani, gli ultimi, e poi le famiglie e i
giovani. Ad ogni modo, nessuno sia escluso dal vostro cuore. Non limitatevi a
celebrare sacramenti, ma infiammate di vita il vostro sacerdozio. Ricordatevi che
spiritualità ed azione pastorale sono due facce della stessa vita: il rendimento di
grazie, il nutrimento della Parola di Dio, l’immersione nel mistero della passione,
morte e risurrezione del Salvatore, il conseguente perdono dei peccati, il nutrirsi
dell’unico pane e vino consacrati sacramento di edificazione del corpo di Cristo per
portare la salvezza “in Persona Christi”.
Questo è il mandato del Signore e ogni sacerdote dà frutti rigogliosi se sa far
trasparire l’amore di Dio: accoglienza, benevolenza, carità, ma specialmente zelo per
le anime. “Da mihi animas, coetera tolle” (toglimi pure tutto, anche la vita, ma fa che
porti dei fratelli al tuo amore). Fammi strumento della loro salvezza. Potremmo
aiutare la gente in mille occasioni, ma se non diamo loro la salvezza eterna non
abbiamo dato nulla. Coltivate relazioni belle, rispettose, dalle più semplici della vita
sociale a quelle più articolate.
Diceva il beato Giovanni Paolo II: “Un buon carattere è un vero tesoro nella vita.
Talvolta sacerdoti ottimi per la loro virtù e il loro zelo dimezzano l’efficacia del
ministero per il loro temperamento impaziente, scostante, non equilibrato”.
Conclusione
Vi consegno a Cristo, Buon Pastore, perché nei momenti di umana debolezza,
vi faccia sentire la tranquillità delle sue spalle, la sicurezza di avervi preso su di sé.
Lo Spirito di Gesù effonda su ciascuno di voi le grazie di cui più avete bisogno per la Arcidiocesi
vostra santificazione, soprattutto il suo forte amore perché vi dia la grazia di generare
Cristo nelle anime del vostro popolo.
Affido il vostro sacerdozio alla Vergine Maria, Madre dell’eterno Sacerdote, affinché
la Vergine benedetta vi insegni ad essere fedeli alla chiamata divina e perseveranti ,
fino alla fine. Chiediamo, ancora, a Maria per voi e per tutti noi, che ci aiuti a dire
sempre, sul suo esempio, sì alla volontà divina, anche quando potrebbe presentarsi
esigente, anche quando potrebbe apparire forse incomprensibile, anche quando
potrebbe mostrarsi dolorosa per noi. San Vitaliano, nostro santo Patrono, modello di
pastore orante e zelante interceda per noi. Amen!
+ Vincenzo Bertolone