Operazioni 'Regali Ingrati' "Appalti e Panettoni: Scandalo Corruzione in Sicilia Porta a Onda d'Arresti"
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Dall'ex Sindaco ai funzionari pubblici, l'operazione 'Regali Ingrati' rivela un intricato giro di mazzette
PALERMO - In Sicilia, l'ombra della corruzione si allunga con un'operazione che tocca diverse città dell'isola, tra cui Partinico e Agrigento, sfociata nell'arresto di otto persone e diverse misure cautelari. Tra gli arrestati figura anche l'ex primo cittadino di Partinico e il capo dei vigili urbani di Agrigento. Secondo le indagini condotte dai Carabinieri di Palermo, una cooperativa sociale di Partinico, impegnata nella gestione di servizi per anziani, disabili e minori, avrebbe corrotto funzionari pubblici offrendo loro denaro, gioielli e regali vari, come panettoni, per l'aggiudicazione di appalti e il favore in pratiche amministrative.
Il procedimento, sotto la guida del Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, ha portato a tre ordinanze di custodia in carcere, sei agli arresti domiciliari e tre sospensioni dal pubblico ufficio. Tra i detenuti, spicca il nome di Giuseppe Gaglio, vertice della cooperativa Nido d'Argento, Massimiliano Terzo, suo dipendente, e Gaetano Di Giovanni, dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento.
Le misure domiciliari riguardano invece altri impiegati della cooperativa e diversi funzionari pubblici, incluso l'ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo. Ulteriori sospensioni dal servizio pubblico hanno interessato funzionari impegnati in diversi Comuni siciliani.
In un contesto dove valigette di denaro si mescolano a dolci natalizi, emerge il caso di una dipendente del comune di Balestrate, accusata di corruzione e turbativa d'asta, che avrebbe facilitato l'aggiudicazione di servizi estivi alla coop Nido d'Argento, ottenendo in cambio posti di lavoro per parenti. Un altro funzionario avrebbe accelerato i pagamenti dovuti alla cooperativa, ricevendo preziosi e altri favori.
L'inchiesta, che ha messo a nudo una fitta rete di scambi illeciti per un valore complessivo di centinaia di migliaia di euro, scuote il tessuto sociale e amministrativo della regione, con un appello del sindaco di Agrigento a una prova di innocenza da parte del dirigente comunale Gaetano Di Giovanni, oggi tra gli indagati. Nel tessuto della vita civica siciliana, queste vicende rischiano di lasciare un segno profondo, sollevando domande sulla fiducia nelle istituzioni e la trasparenza dell'amministrazione pubblica.