Operazione “Penalty”: arbitro accusato di frode sportiva
Frode nel calcio giovanile: l’operazione “Penalty” e il caso dell’arbitro Luigi Catanoso
Rigori inventati, scommesse pilotate e imprenditori toscani coinvolti: come agiva il sistema di frode sportiva tra Calabria e Toscana
Un’indagine che scuote il calcio minore
Una rete di arbitri e imprenditori avrebbe manipolato numerose partite dei campionati Primavera e Serie C per trarre profitto dalle scommesse sportive. È quanto emerso dall’operazione “Penalty”, condotta dalla Procura di Reggio Calabria e dalle forze dell’ordine, che ha portato all’arresto di cinque persone accusate di frode sportiva e associazione a delinquere.
Al centro delle indagini figura Luigi Catanoso, arbitro della Sezione AIA di Reggio Calabria, accusato di aver diretto e condizionato alcuni incontri per orientare i risultati in modo da favorire specifici pronostici scommessi dal gruppo.
Il meccanismo della frode: rigori ed espulsioni per “pilotare” gli over
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’organizzazione puntava a modificare gli esiti delle partite tramite decisioni arbitrali discutibili: rigori concessi senza fallo, espulsioni immotivate e gestione del gioco mirata a far segnare più gol possibile.
Il tutto per garantire la riuscita dei pronostici “over” (partite con più di 2,5 gol), tra le tipologie di scommesse più redditizie.
Le somme vinte attraverso questo sistema venivano poi canalizzate su conti-gioco fittizi e su piattaforme di scommesse estere, anche non autorizzate nell’Unione Europea.
I protagonisti dell’inchiesta
Oltre all’arbitro Luigi Catanoso, ritenuto il promotore del sistema, risultano coinvolti altri quattro soggetti:
- Giancarlo Leone Fiumanò, 42 anni, originario di Reggio Calabria, accusato di aver gestito parte dei flussi di denaro derivanti dalle giocate.
- Lorenzo Santoro, 31 anni, di Melito Porto Salvo, con ruolo di intermediario tra i direttori di gara e i referenti del gruppo.
- Giampiero Reale, 60 anni, imprenditore toscano titolare con il figlio di un’agenzia di scommesse a Sesto Fiorentino, considerato il principale finanziatore dell’associazione.
- Tommaso Reale, 30 anni, figlio di Giampiero, coinvolto nella gestione dei conti e nella distribuzione delle somme destinate alla corruzione di altri arbitri.
Le indagini hanno accertato che le mazzette promesse per influenzare le partite potevano arrivare fino a 10.000 euro per gara.
Partite sospette e flussi di scommesse anomali
Il caso è esploso dopo la segnalazione di un flusso di scommesse anomalo legato all’incontro Benevento–Cesena del campionato Primavera 2, disputato nel gennaio 2024 e diretto dallo stesso Catanoso.
In quella gara furono registrate centinaia di puntate concentrate sulla vittoria del Benevento, per un totale superiore ai 40.000 euro, provenienti in gran parte da agenzie situate nella provincia di Reggio Calabria.
Oltre a questo match, sarebbero state esaminate anche altre partite dei tornei giovanili, tra cui Sassuolo–Hellas Verona e Cagliari–Inter Under 19, in cui si sono verificati episodi simili: rigori dubbi, espulsioni immotivate e andamento favorevole ai pronostici scommessi.
Le regioni coinvolte: Calabria e Toscana
Il sistema, partito da Reggio Calabria, aveva il suo punto di riferimento economico in Toscana.
I due imprenditori di Sesto Fiorentino, padre e figlio, gestivano una rete di conti-gioco su piattaforme nazionali ed estere e si occupavano di distribuire il denaro necessario a corrompere gli arbitri designati.
Questa collaborazione tra soggetti calabresi e toscani ha permesso al gruppo di agire in modo organizzato, mantenendo una copertura apparentemente lecita attraverso l’attività di scommesse.
Gli obiettivi dell’associazione
Secondo gli inquirenti, lo scopo dell’organizzazione era duplice:
- Manipolare i risultati sportivi di alcune partite giovanili per ottenere vincite sicure.
- Costruire una rete stabile di arbitri compiacenti, da utilizzare in futuro anche nei campionati professionistici.
Luigi Catanoso, dopo essere stato sospeso dagli organi di giustizia sportiva, avrebbe cercato di reclutare altri colleghi disposti a collaborare in cambio di denaro o favori personali.
Implicazioni per il mondo del calcio
Il caso “Penalty” mette in evidenza quanto sia fragile il confine tra sport e scommesse.
La frode sportiva non è più un fenomeno confinato alle grandi competizioni, ma può nascere e svilupparsi anche nei tornei giovanili, dove i controlli sono meno rigidi e le opportunità di guadagno illecito sono sottovalutate.
Le autorità giudiziarie sottolineano l’importanza di rafforzare i sistemi di monitoraggio dei flussi di gioco, di promuovere la formazione etica tra arbitri e dirigenti, e di introdurre strumenti di prevenzione anche nelle categorie minori.
Conclusioni
L’operazione “Penalty” dimostra come anche nel calcio giovanile possa celarsi un sistema organizzato di manipolazione dei risultati.
Rigori inventati, espulsioni strategiche e scommesse coordinate rappresentano una minaccia concreta per la credibilità dello sport.
Il caso di Luigi Catanoso e degli imprenditori toscani coinvolti richiama la necessità di un impegno condiviso tra federazioni, forze dell’ordine e operatori del settore per difendere il valore più autentico del calcio: la lealtà sportiva.
Presunzione di innocenza
È importante ricordare che, nel sistema penale italiano, vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Come sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana, nessuno può essere considerato colpevole fino a condanna passata in giudicato.
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