Operazione Ermes: arrestati fedelissimi del latitante Messina Denaro
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PALERMO, 3 AGOSTO 2015 – Dalle prime luci dell’alba è in corso un’operazione della Polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, che ha condotto all’arresto di undici esponenti di Cosa nostra trapanese, vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. Gli arresti e le perquisizioni sono avvenute nelle distese tra Mazara e Salemi.
A cadere nella rete dell’operazione denominata “Ermes” sono stati i personaggi che nell’ultimo periodo, tra il 2011 e il febbraio 2014 , si sono occupati dello smistamento dei pizzini da e per il super latitante e capo della mafia trapanese Matteo Messina Denaro, 53 anni, ricercato dal 1992. Il “fantasma di Castelvetrano” continua dunque a mantenersi in contatto con la sua organizzazione, e, anche se con qualche difficoltà, a dare ordini.
Gli arrestati sono: Vito Gondola, 77 anni, ritenuto capo del mandamento di Mazara del Vallo; Leonardo Agueci, 28 anni, ragioniere della ditta So.vi.; Ugo Di Leonardo, 73 anni, architetto in pensione; Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio; Sergio Giglio, 46 anni; Michele Gucciardi, 62 anni; Giovanni Loretta, 43 anni; Giovanni Mattarella, 49 anni, genero di Vito Gondola; Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni; Michele Terranova, 46 anni.[MORE]
Tra questi Gondola, detto “Vitu Coffa”, rappresenta il personaggio chiave. Appartenente alla vecchia mafia, Gondola fa parte di rapporti giudiziari sin dagli anni ’70. Allora faceva parte della banda Vannutelli che la mafia utilizzò, in alleanza con l’eversione di destra, per mettere a segno alcuni sequestri. Nel 1991, alla vigilia delle stragi Falcone e Borsellino, Totò Riina lo volle alla sua destra nella grande tavolata che organizzò a Mazara del Vallo per fare gli auguri ai mafiosi più influenti di Cosa nostra. Oggi, a 77 anni, era il custode fidatissimo dei pizzini del e per il boss.
Ciò che quindi è stata smantellata è la rete di comunicazione di Messina Denaro. “Stanotte, abbiamo rescisso rami vivi - ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato – che consentivano al latitante Messina Denaro di comunicare con il territorio. Adesso – commenta – per Messina Denaro sarà più difficile muoversi. Perché lui si muove parecchio, molto più di quanto si pensi”. Principato spiega cche gli arrestati: “avevano un ruolo importantissimo nel sistema di comunicazione del latitante. Gente fidatissima, alcuni con un pedigree mafioso di tutto rispetto. Segno che il carcere non li aveva affatto fiaccati. Segno che l’organizzazione mafiosa resta temibile, proprio per la sua capacità di resistere a indagini e processi”.
(foto dal sito www.ilfattoquotidiano.it)
Michela Franzone