Omicidio Ragusa: in appello confermati 20 anni a Logli
Cronaca Toscana

Omicidio Ragusa: in appello confermati 20 anni a Logli

lunedì 14 maggio, 2018

FIRENZE, 14 MAGGIO – Al termine di una seduta in camera di consiglio durata quasi sette ore, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze hanno pronunciato la sentenza che chiude il secondo grado del processo ad Antonio Logli, accusato di aver commesso i reati di omicidio volontario e distruzione di cadavere. [MORE]

L’uomo è coinvolto dal 2012 nell’inchiesta riguardante la presunta morte di sua moglie, Roberta Ragusa, improvvisamente scomparsa dal comune di San Giuliano Terme (nel Pisano, dove i due coniugi risiedevano) ed il cui corpo non è mai stato rinvenuto. Logli è entrato praticamente da subito nel mirino dei Carabinieri che hanno condotto le indagini, a causa di alcune testimonianze che hanno poi costituito anche una parte consistente dell’impianto accusatorio. Il teste Loris Gozi, in particolare, in sede di incidente probatorio aveva affermato di aver visto il Logli litigare con qualcuno in via Gigli, proprio nella notte in cui Roberta Ragusa scomparve. Le testimonianze di Margherita Latona, ex collaboratrice domestica di famiglia, Silvana Piampiani, una vicina di casa, e Filippo Campisi, vigile del fuoco che transitava in zona, hanno successivamente confermato la versione raccontata da Gozi e smentito quanto raccontato, al contrario, da Logli, il quale ha sempre sostenuto di non essersi mosso dalla sua villetta e di aver scoperto dell’assenza della moglie solamente al suo risveglio, il mattino seguente.

Gli inquirenti avrebbero poi ricostruito anche un possibile movente dell’omicidio, ovvero la gelosia della stessa Roberta Ragusa, la quale aveva scoperto che il marito aveva una relazione con Sara Calzolaio, ragazza che lavorava in un’autoscuola situata nei pressi dell’abitazione dei Logli e che era stata la baby sitter dei loro bambini, conquistando la fiducia della famiglia e del vicinato. La donna si sarebbe sentita tradita, ne sarebbe scaturita una lite e quindi il presunto omicidio. Antonio Logli, invece, in tutti questi anni si è sempre professato innocente, sostenendo che la moglie potrebbe essersi allontanata volontariamente facendo perdere le proprie tracce dopo aver scoperto quel tradimento.

La prima udienza preliminare, nel marzo 2015, si era conclusa con una pronuncia di non luogo a procedere nei confronti di Antonio Logli, poiché l’allora gup del Tribunale di Pisa aveva sostenuto che, in assenza del corpo, non vi sarebbe stata prova della morte della donna. La pronuncia era stata però nel 2016 cassata dalla Suprema Corte accogliendo il ricorso della Procura di Pisa e disponendo una nuova udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario e distruzione di cadavere, sostanzialmente considerando che la vicenda avrebbe meritato un approfondimento processuale. Nel corso dell’udienza preliminare bis, il gup di Pisa dispose la definizione del giudizio con rito abbreviato, su richiesta dello stesso Antonio Logli. Il 21 dicembre 2016, dopo cinque anni di indagini, accertamenti e colpi di scena, è arrivata poi la prima condanna nei confronti del marito di Roberta Ragusa: in accoglimento delle richieste dell’accusa, quest’ultimo è stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione, con obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme, ricevendo inoltre l’interdizione dalla potestà genitoriale.

La Corte d’Assise d’Appello di Firenze, poi, ha oggi confermato in secondo grado quella sentenza di condanna, aderendo nuovamente alla tesi sostenuta dall’accusa rappresentata dal Procuratore Generale Filippo di Benedetto, sia relativamente ai 20 anni di reclusione sia relativamente alle misure cautelari ed accessorie.

Dopo la lettura del dispositivo in aula, Antonio Logli è rimasto impassibile, accanto al suo avvocato difensore, “attendendo di conoscere nello specifico le motivazioni”, secondo quanto affermato da quest’ultimo. Il figlio Daniele, 21enne, è rimasto seduto accanto al padre durante tutta l’udienza, a conferma del fatto che anch’egli sarebbe convinto dell’innocenza dell’imputato. È invece andata via in lacrime e con il viso coperto da grandi occhiali scuri la cugina di Roberta Ragusa, Maria, la quale si è costituita parte civile nel processo; il suo avvocato, Nicodemo Gentile, è stato alla fine l’unico a rilasciare dichiarazioni alla stampa, affermando che: “Professionalmente siamo molto soddisfatti perché questa donna meritava giustizia. Tuttavia, nel complesso, si tratta sicuramente di un giorno di dolore”.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: gazzettadiparma.it


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