Non essere mai complici del male
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C’ era una volta “un vecchio testamento” che svolgeva lezioni di alto profilo sul comportamento dei fratelli, affinché non solo non si producesse ogni forma del male, ma soprattutto non si amplificasse quella altrui. Nello stesso tempo il Signore che dava al profeta la voce per fare ascoltare al popolo la sua Parola, controllava fino all’ultima sua possibile omissione che avrebbe potuto cambiare gli scenari dinnanzi alla salvezza di un qualunque uomo.
Una verità distorta anche in una sua piccola sezione candida la realtà vicina alla menzogna e quindi all’auto distruzione. Oggi spesso siamo soli! Il male imperversa come un cinghiale impazzito tre le vie delle grandi città, ma anche nei borghi più piccoli e quasi nascosti. Insomma dove c’è l’uomo è possibile, come purtroppo sempre è stato, ogni tipo di azione nociva. È necessario di questi tempi dare più forza al richiamo teologico. Scoprirne la sua evidente novità nei tanti percorsi ingarbugliati.
Il richiamo teologico sa bene indirizzare: “Chiunque in qualsiasi modo partecipi al male che l’altro compie, diviene responsabile di tutto il male compiuto. Vi è però una particolare responsabilità, remota e invisibile, che è quella propria del profeta, del sacerdote, del re, del missionario, del formatore della coscienza. Questa responsabile ha molti nomi: omissione nell’insegnamento della Parola, trasformazione, alterazione, modifica, elusione della Parola, sostituzione della Parola di Dio con la propria parola. Chi cade in questi peccati, è responsabile di tutto il male degli altri”.
Fin da secoli prima della nascita di Cristo accanto all’azione diretta del male venivano considerati una serie di atteggiamenti che comunque avevano la forza di accompagnare l’ingiustizia in qualsiasi coscienza altrui. Cosa valida anche oggi! Tacere, mutare, snaturare, rimpiazzare, sorvolare il contenuto di una parola raccontata sigilla il male nei cuori di molte persone.
Il Signore in questo caso chiederà conto del primo e del secondo responsabile. Avvertire l’altro anche in un secondo tempo della iniquità dei propri suggerimenti significherebbe liberarsi invece dei propri errori pur se l’altro scegliesse di continuare a stare sulla vecchia strada. L’essenziale e non omettere alcuna cosa dinnanzi al prossimo. L’omissione è pericolosa perché cambia in modo subdolo le carte in tavola e condanna l’altro alla perdizione e sé stessi al fuoco perenne.
Omettere dal proprio ruolo qualcosa in politica, in economia, in sanità, in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro, nelle professioni, in Chiesa non si fa altro che partecipare direttamente alle doppiezze delle azioni conseguenti. Si potrebbe spaccare un governo; falsare i mercati; indebolire la sanità; mettere il subbuglio in una famiglia; rompere l’equilibrio che sostiene l’impalcatura formativa della stessa scuola; inquinare i ruoli lavorativi e professionali; interrompere un cammino di conversione anche da parte di un prete che omette un pezzo di verità evangelica.
Oggi questo è un pericolo amplificato al massimo assieme alla alterazione e alla manipolazione dei contenuti di un qualsiasi rapporto. Non si esagera nel dire che Ezechiele (3, 16-21); Osea (4, 1-6); Malachia (2, 5-9), profeti del vecchio testamento, siano su questo tema di una attualità sconvolgente, assieme a Paolo negli atti degli apostoli (At 20,25-31) e l’apostolo Matteo nel vangelo (Mt 18, 6-9). Il teologo a questo punto diventa maestro nel fotografare la verità dinnanzi a Dio con uno scatto di alta qualità:
“Chi non insegna la Legge di Dio e non manifesta al popolo del Signore la via della verità, della giustizia, del vero amore, è responsabile di tutti i danni fisici, materiali, spirituali, economici che la sua omissione genera e produce”. Un secondo scatto della voce teologica cade sul principio universale che l’insegnamento non può essere decurtato dei suoi valori, delle sue connessioni con la Parola, del suo modello principale che risiede nella scienza divina. Si figuri il danno comunitario che si compie se l’insegnamento omesso dovesse incrociare la purità del vangelo! Aggiunge il teologo:
“Non c’è colpa tanto grave quanto la parzialità nell’insegnamento. Sempre l’insegnamento è parziale quando non si dice tutta la Parola del Signore a tutti. Oggi questo peccato è mostruoso. C’è una predicazione allegra, spensierata del Vangelo. Oggi si predica un Vangelo epurato in ogni sua verità. Nel contenitore che è il Vangelo noi abbiamo inserito il veleno letale che è la parola dell’uomo, i suoi pensieri e desideri”.
Il male assieme al suo maestro “Mister Satana dagli inferi” non lascia spazi e convince l’uomo ad inserirlo nelle migliori esibizioni che il bene produce all’esterno e all’interno di una collettività. Non è facile difendersi, specie se nel cuore non vi sia alcun briciolo di tentata conversione. Si andrà a cadere e la cosa più brutta potrebbe rimanere nella convinzione di essere autonomi dinnanzi a quanto prodotto e di aver tenuto testa a qualsiasi modello di menzogna.
Senza una ricerca rigorosa dentro e fuori di sé si rischia di distruggere ogni atto di verità storica presente, adoperandosi in piena complicità all’alterazione della verità, in misura di quanto sia stata prodotta. La mano del teologo lascia di seguito il suo segno: “Oggi è in circolazione una complicità particolare. Questa complicità ha un nome: farsi voce della menzogna e della falsità che altri hanno messo in circolazione con grande abilità satanica e diabolica. Chiunque presta la sua voce alla menzogna e alla falsità è complice di tutto il male prodotto. Prima di riferire una parola ascoltata è cosa giusta che si vada alla scoperta della sua fondatezza, verità, luce. Accogliere una parola di menzogna, calunnia, falsa testimonianza, ci rende responsabili in eterno dinanzi a Dio di ogni devastazione spirituale prodotta nei cuori”.
La complicità non è altro che un nuovo albero piantato nella estesa foresta del male. In questo periodo storico la foresta è cresciuta come numero degli alberi censiti, ma intorno ad essa nulla è rimasto salubre o disinquinato per via del lezzo che emana nel suo insieme. Un polmone avverso all’area amazzonica profumata e ossigenata, nonostante la continua cattiveria dei piromani del potere di turno.
È bene chiudere con una nota teologica finita che incasella, ordina, sintetizza, sistema le riflessioni e le espressioni di teologia riportate in un unico file della propria coscienza: “Per mancata correzione, il male si diffonde perché ritenuto un bene. Anche di ogni mancata correzione si deve rendere conto a Dio oggi e nel giorno del giudizio. Per mancata correzione si può distruggere una intera comunità. È giusto allora che ognuno si guardi dall’essere complici”.
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