Napoli, rivendevano le cappelle funerarie all'insaputa dei titolari: truffa da 3,2 milioni
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NAPOLI, 09 GIUGNO 2015 – Rivendevano cappelle funerarie ottocentesche con falsi atti notarili, spesso all’insaputa dei proprietari, sottraendo e disperdendo i resti rinvenuti all’interno. La truffa è emersa dalle indagini della Procura di Napoli che hanno scoperto l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato poste in essere all’interno del cimitero di Poggioreale a Napoli. Almeno 3,2 milioni di euro di danni per il Comune di Napoli. [MORE]
Un’ordinanza di misure cautelari emessa dal gip di Napoli Roberto D’Auria è stata eseguita stamattina dalla Guardia di Finanza che ha inoltre effettuato diverse perquisizioni in abitazioni private, nonché il sequestro di una cappella gentilizia e di quattro nicchie comunali per tumulazioni.
In totale sono 17 le persone coinvolte nelle indagini. Tra gli esponenti dell’organizzazione ci sarebbe anche il notaio napoletano Filippo Improta, per il quale è stata disposta una misura cautelare di divieto temporaneo ad esercitare l'attività professionale, e due imprenditori del settore funerario, operanti nel campo dell’edilizia cimiteriale: Vincenzo Tammaro e Gennaro Reparato, già sottoposti a ordinanza di custodia cautelare degli obblighi di firma nel corso della prima fase investigativa del giugno 2012. Questi ultimi, secondo gli inquirenti, si sarebbero serviti di alcuni dipendenti comunali compiacenti per acquistare, tra il 2007 e il 2012, diverse cappelle funerarie (molte risalenti al diciannovesimo secolo) che non potevano essere oggetto di acquisto.
La compravendita avveniva attraverso la stipula di falsi atti notarili molti dei quali sarebbero stati redatti appunto dal notaio Improta.
Il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, che coordina l’indagine, ha detto che ai fini delle attività investigative è risultata fondamentale la denuncia degli eredi di una nota famiglia napoletana che, tornati in città a seguito di una lunga assenza, dopo essersi recati a visitare i propri defunti, ebbero modo di constatare che nella cappella di famiglia erano state rimosse le salme che vi erano sepolte. Inoltre, la cappella risultava lussuosamente ristrutturata con la completa sostituzione del cancello d’ingresso, motivo per cui non riuscirono ad accedervi.
Il gip del tribunale di Napoli ha sottolineato che il giro di truffe si era consolidato anche grazie alla presenza di informatori che comunicavano i possibili obiettivi tra cappelle e loculi che difficilmente sarebbero stati reclamati dagli aventi diritto. La banda aveva proseguito nelle sue attività criminose anche dopo l'apertura dell'inchiesta. Tammaro e Reparato avrebbero, infatti, prodotto false prove al tribunale del Riesame, alterando le annotazioni riportate sul registro comunale di deposito delle salme.
[foto: quotidiano.net]
Antonella Sica