Milano, risarcimento da 157mila euro per ingiusta detenzione: due anni in carcere da innocente
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Milano, risarcimento da 157mila euro per ingiusta detenzione: due anni in carcere da innocente

domenica 10 novembre, 2024

Un giovane egiziano di 24 anni ha ottenuto un risarcimento di oltre 157mila euro per ingiusta detenzione, dopo essere rimasto quasi due anni in carcere con l'accusa di sequestro di persona e altri reati. Arrestato nel maggio del 2021, è stato assolto con formula piena nel marzo 2023. La decisione è stata emessa dalla quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano, composta dai giudici Tallarida, Criscione e Ravera, che hanno accolto l'istanza dei suoi difensori, gli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza. La sentenza è ora definitiva.

La vicenda giudiziaria e le assoluzioni

La sua storia è legata a un processo che, nel marzo 2023, ha visto l'assoluzione di sette imputati, tutti connazionali, inizialmente condannati fino a sette anni per sequestro di persona e lesioni aggravate. In primo grado, erano accusati di aver aggredito un connazionale con bastoni e catene, ma la Corte d'Appello ha ribaltato la sentenza, stabilendo l'innocenza dei sette con formule come "il fatto non sussiste" e "non aver commesso il fatto". Dopo il verdetto, è arrivata la scarcerazione immediata per tutti.

I capi d'accusa e la sentenza di risarcimento

L'uomo, in particolare, era stato accusato di rapina, sequestro di persona, lesioni, tentata estorsione e porto di una mazza di ferro, con una condanna iniziale a sei anni e sei mesi. Nella sentenza di risarcimento, i giudici della quinta penale hanno sottolineato che il giovane, nonostante abbia scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio, ha diritto al risarcimento per i 669 giorni trascorsi in detenzione, pari a un anno e dieci mesi.

Altre richieste di risarcimento pendenti

Altri quattro egiziani, coinvolti nella stessa vicenda e assolti, hanno avanzato richieste di risarcimento per ingiusta detenzione, ora in attesa di decisione. La sentenza della Corte d'Appello rappresenta un riconoscimento importante per il diritto alla riparazione dei danni subiti da chi ha vissuto un’ingiusta privazione della libertà. (Immagine archivio)


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