Miccoli: interrogatorio fiume in Procura. Oggi la conferenza stampa tra l'indignazione dei tifosi
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PALERMO, 27 GIUGNO 2013 - Palermo l’ha sempre osannato e acclamato. Lui, Fabrizio Miccoli, fino all’ultima stagione capitano e leader indiscusso della squadra rosanero, sul campo ha sempre risposto al meglio, giocando perfino in condizioni fisiche spesso precarie ma senza mai risparmiare fatica e sudore.[MORE]
Sul campo, appunto. Perché da quanto emerge dalle indagini avviate della Procura di Palermo, fuori dal terreno di gioco il “Romario del salento” non era così abile e scaltro da evitare frequentazioni pericolose, le cosiddette “cattive amicizie”. Troppo stretti e assidui risultano essere i rapporti intrattenuti con Mauro Lauricella, figlio del boss Antonio, detto “U Scintilluni” per il suo estroso modo di vestirsi, arrestato dopo anni di latitanza nel settembre del 2011 e che aveva pieno potere sulle estorsioni e sulla gestione degli affari di Cosa Nostra nella zona del mercato rionale di Ballarò, pieno centro storico del capoluogo siciliano.
Proprio al figlio del boss Lauricella, sempre secondo i magistrati, Miccoli avrebbe non soltanto commissionato il recupero di alcune somme di denaro dai gestori di una discoteca di Isole delle Femmine, località di mare vicino il capoluogo siciliano, ma anche elargito delle schede telefoniche, richieste ad un gestore di un centro Tim, ed intestate ad ignari utenti. Per tali gravi motivi, lo scorso sabato, la Procura di Palermo ha inviato all’ex capitano rosanero un avviso di garanzia con l’accusa di estorsione e accesso abusivo a sistema informatico. Accuse pesanti che ieri hanno avuto ulteriore sviluppo nell’interrogatorio fiume che lo stesso Miccoli, accompagnato dal suo legale, nonché procuratore, Francesco Caliandro, ha avuto dinanzi il procuratore aggiunto, Leonardo Agueci e il sostituto Francesco Mazzocco.
Un interrogatorio serrato alla fine della quale il giocatore è uscito visibilmente turbato. Sono servite difatti quasi cinque ore al giocatore per rispondere alle tante domande dei pubblici ministeri. Un tempo talmente lungo che probabilmente nemmeno Miccoli si aspettava, considerato che per le 18.30 era prevista una sua conferenza stampa presso l’Hotel Excelsior.
Sì, perché oltre a dover rispondere ai magistrati Fabrizio Miccoli deve dar conto, ancor di più, a chi lo ha amato e sostenuto per tutti questi anni, deve dar conto non soltanto ad un’intera città ma finanche ad una terra, quale quella siciliana, che dalla mafia è stata mortalmente segnata. Sono troppo gravi, infatti, le frasi pronunciate dal giocatore salentino durante alcuni dialoghi avuti con Antonio Lauricella ed intercettati dagli investigatori: «Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone». Queste le aberranti ed inspiegabili parole di offesa che Miccoli rivolge verso chi per il bene della Sicilia ha messo in gioco la stessa vita.
Parole che hanno inevitabilmente suscitato tra i tifosi rosanero sentimenti di incredulità ma soprattutto di indignazione. Tuttavia è proprio dai tifosi che è arrivata la risposta migliore a quanto accaduto. Ieri pomeriggio, infatti, dinanzi l’Albero Falcone, importante simbolo di lotta alla mafia, alcuni cittadini e tifosi palermitani hanno simbolicamente deposto una maglia del Palermo. Un’iniziativa utile a rimarcare gli importanti valori che contano realmente per la città, come si evince anche dalla nota pubblicata in merito dai tifosi: «vogliamo testimoniare che presidenti, calciatori e capitani passano. Quello che non passa per noi tifosi palermitani è l’attaccamento a quella maglia che tanto ci fa sognare e soffrire. Amare quella maglia – si continua a leggere – significa amare la nostra città ed i suoi figli migliori. Per questo la passione per i nostri colori sociali si coniuga con il rispetto e la gratitudine verso uomini come Falcone e Borsellino, palermitani di cui siamo orgogliosi».
È prevista per questa mattina alle ore 10.30, presso l’Hotel Excelsior, la tanto attesa conferenza stampa durante la quale l’ex amato capitan Miccoli tenterà probabilmente di spiegare, a suoi non più tifosi, il disonore di cui si è indelebilmente macchiato.
(Immagine da image.excite.it)
Giovanni Maria Elia