Mafia: traffico illecito di rifiuti, arresti e sequestri nel ragusano
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RAGUSA, 24 OTTOBRE - Su delega della Dda di Catania, la polizia di Ragusa sta eseguendo numerose ordinanze di custodia cautelare e sequestri preventivi di aziende nel settore del riciclo plastiche.
Le indagini degli agenti delle squadre mobili di Ragusa e Catania, coordinati dal Servizio centrale operativo, hanno permesso di disarticolare un'associazione per delinquere, di stampo mafioso, denominata 'stidda', finalizzata al traffico illecito di rifiuti aggravato. Tra i reati contestati rientrano l'estorsione pluriaggravata, l'illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione e il porto di armi da sparo e il danneggiamento seguito da incendio. L'operazione e' denominata "Plastic free".
Sono 15 le ordinanze di custodia cautelare e 5 i sequestri preventivi di azienda nel settore del riciclo plastiche nell'operazione "Plastic Free". Il provvedimento e' stato disposto dal Gip di Catania. Le indagini hanno avuto origine nel 2014 a seguito di un sequestro a Roma di calzature contenenti materiali nocivi per la salute: in quell'occasione venne ipotizzata l'esistenza di un'organizzazione dedita al traffico di rifiuti plastici, acquisiti da imprese di raccolta e stoccaggio con sede nelle province di Ragusa e Catania ed esportati in Cina, dove i rifiuti venivano utilizzati per la fabbricazione di scarpe, poi importate in Italia e commercializzate pur contenendo sostanze tossiche. Le materie plastiche di scarto, provenienti dal territorio ibleo, venivano recuperate prevalentemente dai teloni di copertura degli impianti serricoli del vittoriese, e risultavano inquinate da agenti altamente tossici come fitofarmaci e pesticidi.
Dall'indagine e' emerso che "le principali imprese vittoriesi attive nel settore della raccolta e trasformazione di rifiuti plastici si approvvigionavano dei teli di copertura periodicamente dismessi dalle serre presenti nel territorio ricompreso fra le provincie di Ragusa, Siracusa e Caltanissetta" e sono stati inoltre accertati "attriti e contrapposizioni tra gli interessati durante il periodo di dismissione dei teli di copertura delle serre, anche in virtu' del rilevante valore economico del settore, pari a svariati milioni di euro all'anno". Una forte concorrenza tra le aziende che dunque cercavano di ottenere il monopolio, anche attraverso il ricorso all'intimidazione mafiosa.
La polizia ha raccolto "gravi indizi di colpevolezza" a carico degli indagati, alcuni dei quali facenti parte al clan della 'stidda' promosso e organizzato da Claudio Carbonaro, finalizzato "mediante la forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omerta' che ne deriva, a commettere una serie indeterminata di delitti contro l'incolumita' individuale, la liberta' personale, il patrimonio e ad acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attivita' economiche legate alla raccolta e al riciclaggio della plastica dismessa dalle serre di Vittoria e nelle provincia di Ragusa e Caltanissetta".
In particolare, e' stato accertato che il sistema messo in atto dagli indagati era finalizzato a ottenere il conferimento, in via esclusiva, della plastica dismessa dalle serre alla SIDI della famiglia Donzelli, tanto che il Gip ha applicato la misura cautelare nei loro confronti per concorso esterno in associazione mafiosa. I Donzelli, titolari di piu' impianti per il riciclo di materie plastiche, sarebbero riusciti a ottenere tale vantaggio economico attraverso l'intimidazione sistematica dei serricoltori e dei raccoglitori di plastica, messa in atto dall'associazione mafiosa, acquisendo una posizione di sostanziale monopolio nel settore. Di rilievo, secondo gli inquirenti, la posizione di Carbonaro che, dopo aver completato il percorso come collaboratore di giustizia, ha fatto ritorno dal 2013 a Vittoria, dove negli anni 80/90 si era reso responsabile di oltre 60 omicidi, ponendosi a capo dello storico clan Carbonaro- Dominante. Carbonaro, d'intesa con Giovanni Donzelli (concorrente esterno) e con l'ausilio di Salvatore D'Agosta, detto "turi mutanna", reclutando e coordinando l'attivita' di raccolta della plastica svolta dai Minardi.
L'intervento di Carbonaro nel 2015 ha inoltre permesso "di raggiungere un accordo criminale con la famiglia gelese dei Trubia per la spartizione dei terreni".
Tra i reati contestati anche la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti. per gli inquirenti "gli indagati smaltivano abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi. I rifiuti venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto o ancora occultati mediante sversamento abusivo nei terreni adiacenti la SIDI dei Donzelli o in altri terreni di Vittoria, creando un grave danno all'ambiente". La Procura ha anche ottenuto il sequestro preventivo di 5 aziende riconducibili agli indagati. Il volume di affari complessivo delle aziende sequestrate ammonta a circa 5 milioni di euro. E' stato infine nominato un amministratore giudiziario, in modo da consentire la prosecuzione dell´attivita' imprenditoriale, con salvaguardia dei lavoratori.