La figlia del boss Riina: «Onorata di portare il cognome di mio padre». Insorge il mondo antimafia
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PALERMO, 28 AGOSTO 2013 - «Certamente sono dispiaciuta per le vittime della mafia, ma sono onorata e felice di portare il nome di mio padre». Sono le parole di Lucia Riina, la figlia del “capo dei capi” di Cosa Nostra, ovvero del boss Totò Riina, che intervistata dalla televisione svizzera Rts ha ribadito con forza l’orgoglio e l’amore che nutre verso la propria famiglia.[MORE]
«Io sono onorata di chiamarmi così, - ha esordito Lucia Riina - felice perché questo è il cognome di mio padre e io penso che qualsiasi figlia che vuole bene ai propri genitori non cambi cognome perché rappresenta la propria identità».
Durante l’intervista, doppiata in francese, la figlia del boss ha anche parlato dei suoi ricordi d’infanzia, di un’educazione improntata sulla religione cattolica: «siamo cattolici, la sera prima di andare a letto si pregava. Mamma e papà venivano nella stanza perché dicessimo tutti insieme una preghiera di ringraziamento a Gesù». Poi parla dell’importanza che sua madre ha ricoperto all’interno della famiglia: «nostra madre è stata fondamentale perché noi abbiamo potuto frequentare la scuola e quindi era lei che ci ha insegnato a leggere e scrivere era lei a dettarci i compiti da fare».
E quando il conduttore le rammenta le innumerevoli persone che sono state uccise sotto mandato di suo padre, la Riina risponde: «certo, mi dispiace, però penso che siamo tutti figli di qualcuno e abbiamo tutti i nostri dispiaceri e le nostre sofferenze e bisogna dire – spiega ancora – che se i miei genitori restavano nel passato, noi giovani, le generazioni future dobbiamo andare avanti, non possiamo restare sempre attaccati al passato».
Tale ostentato orgoglio, le sconsiderate ed inopportune parole, che in nome di non si sa quale giusto futuro per le prossime generazioni invitano a gettare nel dimenticatoio ogni evento delittuoso di mafia, non potevano di certo passare inosservate.
«La figlia di Riina la sua favoletta di brava figlia che ama quell’assassino di suo padre, ma che gli dispiace tanto per le vittime di mafia la vada a raccontare a qualcun altro». È la dura risposta che Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione Vittime della Strage di via Georgofili, scrive in una nota, aggiungendo: «Inorridisca una buona volta Lucia Riina davanti a tanto sangue innocente versato perché quelle come lei potessero fare la bella vita».
Dura quanto lucida la presa di posizione di Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone: «provo sconcerto e biasimo per le sue dichiarazioni. Pur rispettando il suo ruolo di figlia e consapevole che le colpe dei padri non possano per nessuna ragione ricadere sui figli, non accetto che una donna cattolica praticante, come lei sottolinea più volte di essere nell’intervista, non prenda le distanze da un padre assassino».
Sull’intervista rilasciata da Lucia Riina è intervenuta anche Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea: «un padre che ha provocato lacrime e dolore disumano alla tante famiglie delle vittime colpite dalla sua efferata violenza e ferocia. Sarebbe stato meglio – ha spiegato l’Alfano – relegare al proprio privato i sentimenti che si nutrono verso un genitore. È francamente esasperante e disgustoso assistere a tale reiterato spettacolino da parte di Lucia Riina».
Ma Sonia Alfano non ha risparmiato critiche nemmeno alla rete televisiva svizzera: «è altrettanto grave che per facile audience una tv svizzera si interessi della figlia di un boss italiano raccogliendo le sue opinioni su fatti tanto drammatici per la storia del nostro Paese e per le famiglie dei martiri colpiti dalle azioni mafiose ordite dal boss Salvatore Riina».
(Immagine da giornalettismo.com)
Giovanni Maria Elia