Lucano decaduto da sindaco di Riace: “Non mi arrendo, continuerò la mia battaglia”


Mimmo Lucano decaduto da sindaco di Riace: il Tribunale di Locri applica la legge Severino. "Non mi arrendo, la resistenza continua"
RIACE – Mimmo Lucano è stato dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Riace. La decisione arriva dal Tribunale civile di Locri, che ha accolto il ricorso della Prefettura di Reggio Calabria applicando la legge Severino, in seguito alla condanna dell’ex primo cittadino a un anno e mezzo per falso nel processo “Xenia”.
Lucano, figura simbolo dell’accoglienza dei migranti e oggi europarlamentare eletto con Alleanza Verdi e Sinistra, ha reagito con fermezza alla decisione: “La resistenza continua. Ormai ci ho fatto l’abitudine. E non mi arrendo”. Ha annunciato che presenterà appello, ribadendo che continuerà ad esercitare le funzioni di sindaco fino a eventuale conferma definitiva della condanna da parte della Corte di Cassazione.
La vicenda giudiziaria
Il procedimento si riferisce a un singolo episodio di falso relativo a una delle 57 delibere finite sotto la lente dell’inchiesta “Xenia”, che ha indagato sulla gestione dell’accoglienza dei migranti nel piccolo borgo calabrese. Nonostante Lucano sia stato assolto da 18 dei 19 capi d’imputazione iniziali, la Prefettura ha ritenuto sufficiente la condanna per un solo falso per chiedere l’applicazione della Severino e dichiarare l’ineleggibilità del sindaco.
Nella sentenza, i giudici affermano che “le condotte ascritte a Lucano concernono una tipologia di reato che non può che concretizzarsi nell'esercizio delle funzioni pubbliche ed in violazione dei doveri che discendono dalla pubblica investitura”.
I legali del sindaco, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Saitta, avevano contestato la richiesta, sostenendo che il falso contestato non rientra nelle fattispecie previste dalla Severino, in quanto non sarebbe dimostrabile un abuso di potere o una violazione concreta dei doveri della funzione pubblica.
Lucano: “A Riace i migranti sono stati cittadini preziosi”
Lucano non nasconde l’amarezza, ma rilancia con decisione il suo impegno politico e sociale: “L’unico reato che mi può essere contestato è di aver proposto una soluzione umana rispetto a una narrativa che vede i migranti come nemici. A Riace, invece, sono stati cittadini preziosi”. Poi la promessa: “Questa sentenza è ingiusta. Faremo appello”.
Un simbolo che divide
Mimmo Lucano è una figura che ha diviso l’opinione pubblica italiana, diventando simbolo per molti di un modello alternativo e solidale di accoglienza. Il “modello Riace”, studiato anche a livello internazionale, ha attirato l’attenzione di media, istituzioni e movimenti sociali, ma anche le critiche di chi lo riteneva fuori dalle regole.
Ora, con questa nuova battuta d’arresto, la battaglia giudiziaria e politica di Lucano si sposta ancora una volta nelle aule di tribunale, mentre il dibattito pubblico su accoglienza, legalità e giustizia resta più vivo che mai.
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