Loris, rinviata a domani udienza preliminare. La madre cambia versione dei fatti, si cerca lo zaino
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RAGUSA, 19 NOVEMBRE 2015 - È stata rinviata a domani l'udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Ragusa per Veronica Panarello, la donna accusata di avere ucciso il figlio Loris Stival di otto anni. Un legittimo impedimento, un'udienza in Cassazione, ha bloccato a Roma il legale dell'imputata, l'avvocato Francesco Villardita. L'udienza si terrà domani alle 10:30. Oggi sono proseguite nel frattempo le ricerche, anche con ausilio di mezzi e tecniche speciali, dello zainetto di Loris che la madre ha ammesso di avere gettato, per disfarsene, lungo la strada percorsa per recarsi al castello di Donnafugata. Intanto Veronica Panarello ha cambiato versione e davanti ai magistrati della Procura di Ragusa ha fornito una nuova ricostruzione dei fatti. [MORE]
«Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e la mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso». Dunque all’origine di tutto per la donna ci sarebbe un drammatico «incidente» che, secondo la sua avversione, avrebbe causato la morte di suo figlio Loris. Lei, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, tenta di soccorrerlo «battendogli gli schiena» e anche «cercando di mettergli una mano in bocca», ma «era serrata» e non riusciva ad aprirla. Quando il bambino, «violaceo in viso», «si accascia in posizione supina», Veronica Panarello, dice, ha «potuto notare che il collo era cinto da una fascetta, le stesse che aveva ai polsi» e che si era messo per giocare «la sera prima». Tenta quindi disperatamente di togliere la fascetta, di strapparla «anche con le unghie», senza riuscirci. Per questo la taglia con «la forbice arancione». «Ho poggiato la mia guancia sulla sua bocca - aggiunge la donna - per potere udire il suo respiro, ma non sentivo nulla».
Il primo istinto, sostiene davanti ai Pm, è stato quello di chiamare aiuto con il cellulare, ma, «mi sono bloccata - spiega - e ho pensato che non avrei saputo come giustificare quanto accaduto». Quindi la decisione di portare via il corpicino di Loris caricandolo sulla sua auto. «Mi sono diretta verso Punta Secca - sostiene - non sapendo ancora dove andare, combattuta tra chiedere soccorso e il dubbio su come avrei potuto giustificare l'accaduto». Dopo avere portato il corpicino del bambino, che secondo la sua ricostruzione è morto mentre giocava con delle fascette, nel canalone, si è recata a un corso di cucina a Donnafugata. E lì, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, «ho incominciato a rimuovere il ricordo di ciò che avevo fatto, rappresentandomi in realtà che avevo lasciato Loris a scuola». Per Veronica Panarello è «stato un brutto sogno che avevo fatto». Quindi è tornata a Santa Croce Camerina e «in totale stato di confusione sono scesa dall'auto nella convinzione di prendere il bambino». Una versione dei fatti alla quale gli inquirenti tuttavia non sembrano credere.