Lo Spirito di Mosè e il primo governo plurale della storia!
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L’opera compiuta da Dio in mezzo al popolo d’Israele permette a Mosè di essere, il “primo ministro” di un governo plurale ancora all’epoca non conosciuto. Tutto questo al di là della preminente missione di guidare il suo popolo nella giustizia e nella pace verso la terra promessa, aiutandolo e proteggendolo con le tavole eterne dei dieci comandamenti. La mia è una lettura da credente laico sugli effetti sociali dell’intervento divino su Mosè e non chiaramente sul primato del pensiero di Dio in merito alla decisione di alleviare la fatica del profeta, prendendo parte del suo Spirito per posarlo su settanta anziani selezionati tra l’assemblea. In proposito leggiamo nel libro dei Numeri, cap. 11: “Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del popolo e tu non lo porterai più da solo”.
In questo nuovo progetto del Signore come sempre è interessante cogliere gli aspetti che servono all’uomo per governare il suo animo e la sua intelligenza. Qui sono due. Il primo consiste nell’anticipo di un nuovo modo di trasferire lo Spirito “non più in modo diretto, Dio-uomo, ma in modo indiretto, uomo-uomo, creatura-creatura”. Il secondo riguarda il legame che ha sempre un intervento divino con la vita socio-politica-economica di ogni giorno. Una verità quest’ultima, per alcuni forse sorprendente, mentre invece va letta nella sua naturalezza e nella sua funzione di attualità. L’intervento del cielo è di continuo un’azione permanente spirituale - materiale a cascata. Dio cambia il cuore con le sue leggi eterne e di riflesso offre all’uomo la possibilità di piantare una nuova tenda a protezione del benessere materiale della società.
Il vangelo non è un corpo estraneo da conservare nel cassetto dei religiosi, ma una trasposizione santa della Parola del Signore, da parte degli evangelisti, vissuta e lievitata in mezzo alla gente. Tre anni di preghiere, miracoli, testimonianze ineccepibili, messaggi profetici e spiegazioni pratiche, da parte del Messia, per aiutare l’uomo a redimersi e a salvarsi nel rispetto del compimento dei tempi indicati dall’Eterno. Ma ritorniamo al passaggio dello Spirito di Mosè sui settanta anziani, cambiamento rivoluzionario unico nel rapporto tra l’uomo e il Creatore che troverà il suo compimento assoluto nell’incontro Tra Maria ed Elisabetta, madri in attesa di realizzare il volere del Signore. Leggo: “Con la Vergine Maria il Signore Dio cambia in modo essenziale, sostanziale, le regole per il dono dello Spirito Santo. Questo cambiamento sostanziale nel dono dello Spirito Santo rende il cristiano carico di infinita responsabilità. Se il cristiano non lo dona all’uomo, questi rimane nella sua carne e mai si aprirà al mistero di Dio e di Gesù”.
Quello che era successo a Mosè oggi dovrebbe essere comportamento naturale per tutti gli uomini. Lo sgravio di competenze e pesi, transitati dal liberatore degli Israeliti verso altri settanta nuovi “amministratori”, rappresenta di rimando anche una rivisitazione organizzativa del popolo. Un governo plurale senza precedenti nella storia, ma necessario a rafforzare e non a spegnere l’autorità “politica” di Mosè. Si instaura così un modello partecipativo per meglio raggiungere gli obiettivi di giustizia sociale, attraverso l’unità delle saggezze diffuse e ispirate dal disegno divino. Un qualsiasi governo laico non dovrebbe misurare la sua autonomia in base alla sua estraneità alla Parola, ma dalla capacità di tradurre, dove possibile, la sapienza evangelica in atti di governo concreti per il bene comune.
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