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Libia in fiamme: circa 60 morti, mentre 100 italiani lasciano il paese 'sotto protezione'

Dino Buonaiuto
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Libia in fiamme: circa 60 morti, mentre 100 italiani lasciano il paese 'sotto protezione'
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 TRIPOLI, 28 LUGLIO 2014 – Ancora calda la situazione in Libia, soprattutto nell'area di Bengasi e intorno all'aeroporto di Tripoli, con scontri e lanci di razzi tra l'esercito e un gruppo di ribelli. Molti colpi di mortaio hanno colpito anche abitazioni civili. Le vittime supererebbero la sessantina, i feriti salgono a circa 400, mentre un centinaio di italiani sono stati scortati per poter lasciare la Libia e gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata a Tripoli, per motivi di sicurezza.

Intorno all'aeroporto si fronteggiano dallo scorso 13 luglio i miliziani di Zintan (gli originari anti-Gheddafi dell'omonima città del nord), e formazioni di rivoluzionari di Misurata (gli ex ribelli un tempo alleati al gruppo precedente), i quali hanno stipulato alleanze con altri gruppi islamici. Danneggiati anche numerosi aerei.

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In mattinata un convoglio diplomatico inglese è stato preso d'assalto da un gruppo di persone, che tentavano di effettuare un furto d'auto a mano armata. Dall'ambasciata fanno sapere che lo staff diplomatico è sano e salvo, e nessuno è rimasto ferito. Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania hanno fatto appello ai propri cittadini di lasciare il paese, e di non raggiungerlo per nessuna ragione; molte ambasciate stanno chiudendo, o resteranno aperte con personale ridotto.

Alta la tensione anche a Bengasi, dove si fronteggiano le forze del generale Khalifa Haftar, il leader dell' “Operazione Dignità”, e i battaglioni di Ansar al Sharia. Al Sharia rientra nella nomenclatura di “gruppo terroristico”, e da qualche mese è entrata nel mirino delle forze leali a Haftar, generale in pensione che ha dichiarato di voler ripulire la seconda città libica dai gruppi estremisti lanciando un'offensiva con la sua formazione, nonostante le accuse che voglia prendere il potere a Bengasi.

Foto: ilfattoquotidiano.it

Dino Buonaiuto


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Scritto da Dino Buonaiuto

Giornalista di InfoOggi

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