Legge Elettorale, spuntano i franchi tiratori. Grillo: "Nuova consultazione con la rete"
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ROMA, 7 GIUGNO - La messa alla prova dell’alleanza Pd-Fi-M5s-Lega, incanalata verso il voto anticipato e l’approvazione della legge elettorale, era il fatto politico del giorno. E dopo una giornata convulsa, è opportuno trarre dei bilanci.[MORE]
A conti fatti, il voto segreto torna ad essere arma politica incline al fenomeno dei franchi tiratori. E l’accordo sulla legge elettorale mostra i suoi primi scricchiolii, dato che alle pregiudiziali di costituzionalità sarebbero mancati 66 voti, con una maggioranza ferma a 310. Una piccola vittoria anche per i centristi, e per i piccoli partiti, che ottengono la votazione di 210 emendamenti. La strada (precedentemente) spianata per l’approvazione della legge elettorale non sembra ora più così amica.
Ed intanto, dopo il voto politico di oggi, si sono poi scatenate accusate velate ed anche più esplicite. Da una parte coloro che sono schierati a favore della prosecuzione della legislatura, come il partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano, che attacca nuovamente il segretario Pd Matteo Renzi.
«Renzi ha governato la sesta potenza del mondo per 3 anni. Ha alle spalle 13 anni di potere e gli chiediamo di fare l’uomo di Stato. Gli chiediamo di non mettere l’impazienza di uno contro il bene di tutti» - ha specificato il leader di Ap, in una registrazione di Porta a Porta su Rai1.
Dello stesso avviso anche il capogruppo alla Camera, Maurizio Lupi: «Occorre tornare alla normalità, programmiamo con calma e certezza i nostri lavori. Chiedo una immediata convocazione della Capigruppo prima di iniziare i lavori per avere una certezza insieme su quando votare e una programmazione dei lavori» - conclude, con il chiaro tentativo di porre il freno verso questa legge elettorale.
Una legge elettorale che non piace ai piccoli partiti, timorosi del mancato raggiungimento della soglia elettorale fissata al 5%. Ma da Ap giurano che le motivazioni siano tutt’altro da ascrivere alla soglia della discordia. Il punto è la responsabilità politica ed il servizio nei confronti del Paese: una responsabilità che gli alfaniani stanno richiamando da più giorni, non affatto entusiasti della prospettiva del voto anticipato.
C’è poi un problema politico, più serio e controverso, che riguarda il patto dei favorevoli. I fautori della nuova legge elettorale sembravano sino ad oggi viaggiare verso il comune obiettivo della Legge elettorale, anche a costo di accelerare i tempi nonostante l’importanza della questione. Eppure oggi quel problema politico resta e si dirama dalle voci parlamentari, e dalle parole del garante M5S Beppe Grillo.
Il leader ha richiamato ancora una volta la rete e gli iscritti al centro dell’attenzione, segno che il Sì di M5S non sembra così certo come si poteva pensare dalle ultime dichiarazioni di rassicurazione dell’ex comico. Ma il nuovo dietrofront lascia presagire ulteriori sviluppi peraltro non più scontati, né da un fronte né dall’altro.
Lupi invocava normalità invano, in un Paese normalmente anormale dal punto di vista istituzionale ed in particolar modo in una legislatura frammentaria e forse incompleta, considerata la presenza di riforme ancora in ballo e che rischiano di saltare, più che essere approvate. Ma i 66 franchi tiratori di oggi riaprono una partita che ora non sembra più pendere da fazione alcuna.
Il risultato è lo stallo, un equilibrio-squilibrio che rischia di prendere corpo, con la prospettiva di una paralisi istituzionale poco confortante rispetto alle sfide del futuro, specie in campo comunitario. Ma la maggioranza ormai spezzettata pare un pugile alle corde, rispetto ad una alleanza (quella tra Ap e Pd) ormai saltata alla luce dei proverbiali diverbi tra i vecchi amici, Angelino Alfano e Matteo Renzi.
Dal Pd traspare invece nervosismo, e convinzione rispetto all’aver individuato i franchi tiratori del voto di oggi. Non a caso, è proprio l’ex premier Renzi a scendere in campo sulla vicenda: «I grillini cambiano idea sulla legge elettorale che loro stessi hanno voluto e votato. Sono passati due giorni e già hanno cambiato posizione? 2 giorni!». Ed anche il capogruppo Rosato chiosa sulla possibile nuova consultazione web dei grillini: «Se passano i loro emendamenti la legge è finita non aspettiamo il blog».
C’è dunque la convinzione che qualcosa stia saltando, seppur non definitivamente. E la nuova apertura (agli iscritti) di Beppe Grillo sembra dire questo: «Il MoVimento vuole la legge elettorale e il voto. Gli iscritti saranno chiamati a ratificare il testo finale: questo è il nostro metodo». Che l'ex comico cerchi di calmare gli animi?
A parte il consueto battibecco, un evergreen della politica italiana, tra il Pd e il M5S restano i due fatti politici: il primo, del quale si è già detto, in riferimento ad una inedita alleanza (elettorale) e pertanto traballante. Il secondo è l’ultimatum del Pd, con la conseguente frenata del voto anticipato, in un quotidiano rebus tutto da seguire.
foto da: leggioggi.it
Cosimo Cataleta