L'arcivescovo Scola apre ai separati: «Agevolare lo scioglimento del matrimonio»
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MILANO, 6 MAGGIO 2015 - Porte aperte alle coppie sposate ma in crisi, o che hanno già avviato le procedure di separazione. Dall’8 settembre, presso la Curia di Milano, prenderà il via, per volere dell’arcivescovo Angelo Scola, l’“Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati”.
Un servizio sdoganato quest’oggi con apposito decreto cardinalizio. Un passo importante quello avviato dall’arcivescovo Scola su un tema da sempre delicato e pertanto parecchio discusso all’interno della chiesa cattolica stessa.
Tuttavia, come sottolineato dallo stesso cardinale nel documento firmato, «la presenza di molti fedeli che vivono l’esperienza della separazione coniugale e lo specifico dovere del vescovo di provvedere adeguatamente all’accompagnamento di queste situazioni, suggeriscono la costituzione di una nuova e specifica articolazione organizzativa della Curia arcivescovile che offra la sua competenza ai fedeli che vivono la prova della separazione, valorizzando al meglio le numerose risorse già operanti nel territorio diocesano in questo ambito (in primo luogo i Consultori familiari cattolici, i patroni stabili e il Tribunale ecclesiastico)».
Dunque, obiettivo di tale Ufficio diocesano, il quale avrà una sede centrale presso l’Arcivescovado di Milano, e due sedi decentrate a Lecco e Varese, non sarà quella di facilitare le separazioni o i divorzi, ma quella di offrire un servizio pastorale a supporto dei coniugi, semmai «agevolando – continua a spiegare il cardinale Scola – laddove ve ne siano le condizioni, l’accesso ai percorsi canonici per lo scioglimento del matrimonio o per la dichiarazione di nullità».[MORE]
Quindi, precisa Scola, compito di tale Ufficio sarà quello di agire in conformità a determinati principi quali, conclude Scola, «essere espressione diretta della cura del vescovo verso i fedeli; favorire l’accelerazione dei tempi per un eventuale avvio del processo di verifica di nullità; collaborare con l’opera dei consultori familiari, le cui competenze restano immutate, e con i patroni stabili del Tribunale ecclesiastico».
(Immagine da termometropolitico.it)
Giovanni Maria Elia