Lampedusa, arrestato lo scafista. Ue: «Chiederemo grande operazione Frontex da Cipro alla Spagna»
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LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 8 OTTOBRE 2013 - La Procura di Agrigento ha disposto il fermo per Khaaled Ben Salam, 35 anni, tunisino, riconosciuto da diversi sopravvissuti come il “capitano” al comando dell’imbarcazione affondata nelle acque Lampedusa.[MORE]
L’uomo, che era già stato individuato fin dalle prime ore, è stato prelevato all’interno del Centro di accoglienza dell’isola dai carabinieri e dalla polizia per essere trasferito nel carcere di Agrigento. Dovrà rispondere delle gravi accuse di naufragio colposo, omicidio plurimo colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Peraltro, è risultato essere uno scafista già identificato durante uno sbarco di 250 profughi, quella volta giunti tutti in salvo, avvenuto lo scorso aprile dopo il quale era stato rimpatriato. Come anticipato la sua identificazione è stata possibile grazie alle testimonianze dei migranti sopravvissuti alla tragedia che non hanno avuto dubbi nel definirlo il “comandante” o “white man” a capo del barcone naufragato. Gli inquirenti stanno anche cercando un “collaboratore” maghrebino il quale però potrebbe essere morto.
Gli stessi testimoni, cinque eritrei un etiope, hanno inoltre disegnato un profilo dell’organizzazione di trafficanti che ha gestito quello che doveva essere il loro “viaggio della speranza”: «Siamo partiti il 2 ottobre verso le 3 del mattino – ha affermato uno dei sopravvissuti – dalla costa della città di Misurata in Libia, a bordo di un peschereccio sul quale erano stipati circa 545 migranti, 20 erano bambini. Io ho viaggiato nella zona intermedia dell’imbarcazione. Per l’organizzazione del viaggio ho contattato un soggetto di nome Abrahm di nazionalità sudanese, al quale ho pagato la somma di 3.400 dollari. L’imbarcazione aveva un capitano, un assistente ed altri soggetti che ogni tanto ho notato che aiutavano nella conduzione dell’imbarcazione. Dopo circa 24 ore di navigazione – continua a spiegare – abbiamo avvistato le coste di Lampedusa. In quel momento il peschereccio ha iniziato ad imbarcare acqua ed un soggetto, forse il capitano dell’imbarcazione, ha incendiato una coperta al fine di segnalare ad altre imbarcazioni la nostra posizione. Ciò ha causato l’incendio del ponte della nave e tutti ci siamo spostati da un lato determinando il capovolgimento del peschereccio e la caduta in mare». Questo il drammatico racconto rilasciato, dunque, da uno dei sopravvissuti alla procura di Agrigento.
Intanto continuano le operazione di recupero dei corpi da parte delle squadre di sommozzatori. Il bilancio odierno è di altri 13 corpi riportati a terra, tra i quali 6 uomini, sei donne ed un bambino: in totale, al momento, risultano essere 250 le vittime.
Sull’emergenza dei flussi migratori c’è attesa per le misure di intervento che l’Ue dovrebbe discutere in questi giorni durante il Consiglio degli affari interni. Il commissario europeo Cecilia Malmstrom ha dichiarato di voler proporre agli stati membri «una grande operazione Frontex per il “salvataggio sicuro” da Cipro alla Spagna».
Da Lussumburgo è intervenuto anche il ministro Angelino Alfano che ha ribadito l’importanza e l’imprescindibilità di un «piano d’azione europeo. L’Ue – ha dichiarato il ministro – si deve impegnare di più nel salvataggio di vite umane. Noi siamo in mezzo al Mediterraneo, abbiamo salvato migliaia e migliaia di persone, adesso chiediamo che l’Ue dia una mano col rafforzamento del contro delle frontiere».
Ed è attesa per domani la visita al centro di accoglienza di Lampedusa, dove le condizioni di vita dei migranti diventano sempre più drammatiche ed intollerabili, del presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, il quale sarà accompagnato dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, e dallo stesso ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
(Immagine da palermo.repubblica.it)
Giovanni Maria Elia