L’affanno dell’uomo privo del fuoco che rigenera
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C’è molta sfiducia in giro mista comunque ad una speranza da “ultima spiaggia”, per incamminarsi verso un futuro più tranquillo e prosperoso. Così la speranza si deteriora, perde il suo fascino e la sua potenza, mentre, al di là di ogni cosa materiale e non, essa è voce del cielo che mai muore se il cuore di pietra accetta di trasformarsi in un cuore di carne. La speranza vera è uno stile di vita permanente che non conosce le appartenenze in voga, sia in campo politico che in campo sociale, di costume o di modalità comportamentali. Capire questo significato ci consente di stare in pieno nella Nuova Alleanza che Cristo ha preparato per il suo popolo. Una novità storica e spirituale che ha riformato l’umanità dalle fondamenta rispetto alla Vecchia Alleanza. Ma quale è la differenza tra le due Alleanze? Cosa cambia? Quale messaggio per l’attualità? Leggo da una nota teologica:
“La Lettera agli Ebrei rivela la grande differenza che regna tra l’Antica e la Nuova Alleanza. L’Antica era fatta di grandi segni visibili. La Nuova è grazia che lavora dall’interno del cuore. Essa rivela la sua potenza nei frutti che produce. Vi è segno più grande dell’Eucaristia? È il mistero della fede. Nulla si vede. Tutto si crede!”. La fede vera aiuta il processo sostanziale al centro del passaggio da una richiesta quotidiana di grandi segni visibili per credere, ad una serena percezione della grazia che nasce da ogni cuore connesso con la Parola di Dio. La tentazione di tornare indietro è palpabile. Si vorrebbero ancora i dieci segni mostrati al Faraone d’Egitto per ogni cosa, che solo la fede senza confini rende autentica e piena di grazia. Ma come si fa a rifiutare il dono nuovo del cambiamento, portato dalla potenza dello Spirito Santo nei cuori convertiti?
Sfugge a molti il miracolo della nuova Alleanza che ha liberato l’uomo da una fede congiunta ad eventi visibili, accompagnandolo dentro una fede che non cerca segni, ma produce nella Parola i frutti che cambiano la storia personale e collettiva giorno per giorno. Ritornare al vecchio significa rifiutare la storia che cambia, rischiando di perdere la bussola del governo sulle cose di oggi. Un errore fatale che spinge alla realizzazione di un mondo limitato da fasi ormai superate, che garantiscono falsamente soltanto l’uomo che vede da sé stesso. Il cuore così non cambia. Resta di pietra, continuamente sollecitato da una miriade di sentimentalismi truccati da suggestioni, pulsioni, unanimismi di maniera, conquiste trionfali spesso traditrici delle leggi di natura e di verità. La grazia che lavora dall’interno del cuore è invece il carburante prezioso per il motore della vita.
L’affanno dell’uomo di oggi sempre di più sballottato tra le mille cose che il progresso concede e la paura di un domani in cui i mercati possano concorrere a dichiarare il fallimento di un Paese, non potrà mai estinguersi se la società odierna, in ogni suo singolo componente, si rifiuterà di aprirsi allo Spirito Santo. Non è la mia una affermazione da preti, ma semplicemente il tentativo di ricordare uno degli elementi essenziali generato dalla Nuova Alleanza. Leggo in proposito: “La divisione che Gesù porterà sulla terra è il frutto dello Spirito Santo. Lo Spirito viene e separa il cuore di pietra dal cuore di carne, il cuore di fede dal cuore di non fede”. Quando arriva lo Spirito Santo gli affanni dell’uomo potranno fermarsi o continuare a crescere. Sarà più facile capire dove stia ancora il cuore di pietra e dove quello di carne in cui si rigenera il fuoco che crea. Pensiamoci!
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