La "vocazione" dell'economia
Parola e Fede Calabria

La "vocazione" dell'economia

domenica 11 maggio, 2014

Si pùo essere buoni cristiani e, contemporaneamente, buoni economi? Risponde al dubbio di Michele il sacerdote Vincenzo Moniaci.

D. La mia domanda può sembrare strana. Il lavoro nel settore dell’economia, nella Chiesa può essere una vocazione? Michele da Reggio Calabria.

R. Carissimo,
la tua domanda non è affatto strana, essa trova risposta nel fatto che l’economia è parte integrante, essenziale della vita dell’uomo, per cui non è estranea alla stessa vita della Chiesa. Non a caso la stessa salvezza ha come nome particolare: l’economia della salvezza. Nel Vangelo inoltre troviamo episodi in cui si parla di “amministratori saggi e prudenti, accorti e onesti”. L’Apostolo Paolo si definisce amministratore dei misteri di Dio. Tutte le vocazioni nella Chiesa sono a servizio del corpo, per cui anche la vocazione al lavoro nel settore dell’economia, trova la sua collocazione nell’insegnamento di S. Paolo dove dice che “E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune” (1 Cor 12,7).

Ora il problema non è tanto se l’economia sia una vocazione, piuttosto esso sorge nella sua attuazione pratica (vedi i problemi dei nostri giorni). Potrai approfondire il tema sviluppato nella dottrina sociale della Chiesa, che dalla Rerum Novarum fino alla Centesimus Annus, trattano e regolano la questione. Sull’argomento poi Giovanni Paolo II ha Scritto un documento cardine: “Sollecitudo Rei Socialis”.[MORE]

L’argomento meriterebbe una trattazione più ampia, che va oltre lo spazio della rubrica, per cui ci limiteremo a dare alcuni principi essenziali, rimandando a un approfondimento più adeguato. Essendo l’economia un servizio santo, occorre anche la sapienza dello Spirito di Dio. Importante per uno che vuole essere un amministratore saggio e onesto è conoscere i principi teologici che regolano la buona amministrazione.
I beni di questo mondo sono di Dio. L’uomo, ogni uomo, è chiamato ad amministrare bene i doni del Signore. Il principio del bene comune indica poi il fine, l’obiettivo da realizzare: il bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.

Con il principio dell’ universale destinazione dei beni, si afferma il diritto naturale all’uso dei beni della terra da parte di tutti gli uomini (e non solo di alcuni). I beni di questo mondo sono un frutto del lavoro dell’uomo. A Dio però deve essere data la sua parte per giustizia. Il Capitale è suo, poiché la terra è sua e anche le facoltà dell’uomo, la sua forza, intelligenza e sapienza, è sua (oggi l’uomo si è impadronito del creato lo sfrutta e non dona la parte a Dio). Con i principi di solidarietà e di sussidiarietà si afferma poi il corretto rapporto tra il singolo e la comunità.

Don Vincenzo Moniaci

 

Fonte Foto: www2.units.it

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.


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