La storia evangelica della vita terrena di Gesù in scena all’Uniter di Lamezia
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LAMEZIA TERME 16 DICEMBRE - La storia evangelica della vita terrena di Gesù è stata al centro della rappresentazione scenica “ La faccia delle nuvole” proposta dall’Università della Terza Età di Lamezai Terme, presieduta da Italo Leone, in occasione delle festività natalizie. L’allestimento della messa in scena è stato curato dalla professoressa Augusta Caglioti ispirandosi all’opera “ La forma delle nuvole” di Erri De Luca e modificandola soprattutto in termini di lunghezza, pur mantenendone integra la versione originale. «Con questa lettura scenica - ha spiegato Augusta Caglioti – abbiamo cercato di interpretare lo sconvolgente pathos storico-spirituale dell’esegesi evangelica caratterizzandolo, se pur nella limitatezza umana, per permettere ad ognuno di immedesimarsi nei personaggi e leggere la straordinarietà degli aspetti umani della nascita e morte di Gesù, che lega il genere umano senza collocazioni di spazio e di tempo».
A salire sul palco, situato ai piedi di una grotta costruita nella sala- convegni della sede operativa dell’associazione, Luisa Vaccaro e Roberto Panzarella, appartenenti al gruppo amatoriale Gala e rispettivamente nella parte di Miriam e Josèf, affiancati dai soci dell’Uniter Francesco Vescio ( pastore), Nando Caligiuri (Re Magio), Lucio Leone ( Re Magio), Giovanni Caruso( Re Magio) e da Augusta Caglioti,voce narrante. Gli attori, dando il meglio di sé con molto garbo ed eleganza, hanno raccontato in chiave nuova la vita di Gesù dalla nascita alla predicazione fino alla morte in croce e alla resurrezione rendendo al massimo l’umanità di Maria e Giuseppe legati da un amore profondo, sincero e rispettoso. Giuseppe era un meridionale di Betlemme in Giudea emigrato al Nord in Galilea e, secondo gli evangelisti Matteo e Luca, un giovane bello e innamorato di Maria che sposa ugualmente contro la legge, la maldicenza e l’ostilità del paese pronto a condannare la sua fidanzata adultera in attesa di un bambino non suo.
« Così salvò l’onore di Maria e la sua vita, insieme all’altra in germe. Gli sputavano in faccia, gli sputavano dietro. Lui ribadì le nozze, le aveva creduto, per fede e per amore» scandisce la voce narrante.Tangibile nel racconto scenico il connubio tra il messaggio messianico e quello sociale, morale, spirituale e umano invitante alla riflessione sulla condizione di Iosèf profugo e di Gesù , il primo latitante della storia che in questo lavoro rimane nell’ombra anche se è colui che ha cambiato la storia dell’umanità. Lungo la narrazione emerge il tema attuale della emigrazione allorquando Giuseppe e Maria nei loro spostamenti, da Nazaret nella Giudea, a Betlemme , a Sud di Gerusalemme, non vengono accolti amorevolmente tanto che non riescono a trovare un posto per dormire. «In mezzo a noi siete un forestiero» si sente rispondere Giuseppe alla ricerca di un alloggio per sé e per Maria mentre, quando tenta di riparare in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti voluta da Erode, il doganiere del posto di blocco della frontiera con l’Egitto lo accoglie. « L’intero Egitto riderà di lui se si verrà a sapere che ha accolto il più giovane latitante del mondo: un neonato» dice la voce narrante.
E appreso che Giuseppe è un carpentiere, il doganiere gli dà cortesemente il lasciapassare sostenendo che l’Egitto ha bisogno di manodopera qualificata. «Erano tempi in cui quel paese – spiega la voce narrante - favoriva i flussi migratori di forza lavoro che aumentavano la produzione e la prosperità.
A quel tempo non esistevano pregiudizi razziali e discriminazioni sul colore della pelle. Fu così che Iosèf e Miriam abitarono in Egitto per tutto il tempo in cui visse Erode. Il più giovane latitante del mondo tornò poi nella sua terra d’origine mischiato a una folla di profughi».
Lina Latella Nucifero