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ROMA, 4 giugno 2013 – Da spintoni e insulti faccia a faccia, tra gli adolescenti si sta passando a minacce sul telefonino o in rete. Il fenomeno sta raggiungendo proporzioni preoccupanti e gli esperti lanciano l’allarme. Per “cyberbullismo” si intende ogni tipo di minaccia, molestia, intimidazione che arrivi tramite internet e le nuove tecnologie, attraverso i social network, con sms o telefonate sui cellulari, su siti, forum e chat online. [MORE]
Tale fenomeno negativo ha molte forme per manifestarsi, come tante sono le possibilità offerte dai nuovi strumenti di comunicazione. Secondo l’ultima ricerca di Telefono Azzurro, circa il 15% degli studenti italiani ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo. “Il bullismo ha trovato in internet e nei social network un terreno molto fertile per affondare le sue radici e crescere in maniera incontrollata”, si legge nella brochure di presentazione della ricerca.
Il cyberbullismo si distingue da bullismo tradizionale per almeno tre caratteristiche: anonimato, pervasività e persistenza. Senza contatto diretto, infatti, la capacità di capire quale sia l’impatto di provocazioni e umiliazioni sulla vittima diminuisce. Il fatto di rimanere anonimi attenua il senso di responsabilità, sia per chi minaccia, sia per chi sta a guardare. Internet, inoltre, permette in qualsiasi momento di diffondere contenuti, in questo caso minacce e intimidazioni, in maniera istantanea, senza alcun controllo e all’infinito. Infine, un video o una foto imbarazzante possono rimanere su internet per molto tempo, anche quando l’episodio di bullismo è cessato.
Negli episodi di bullismo si pensa molto al “bullo” e molto meno a chi assiste alla minaccia o molestia. Eppure il ruolo dei cosiddetti “osservatori” è fondamentale e su questo è importante responsabilizzare i ragazzi, perché è difficile che un bullo prosegua con le sue provocazioni se non ha intorno un pubblico sostenitore o che comunque lo osserva. Per questo è molto importante che i ragazzi vengano responsabilizzati, dalle famiglie e dalle scuole, e capiscano che non devono rimanere in silenzio, perché solo rompendo il silenzio possono impedire il ripetersi di queste prevaricazioni, che possono avere conseguenze anche gravi. Il silenzio, però, ad oggi, è un comportamento molto diffuso. Dalla ricerca condotta dal Telefono Azzurro, su oltre 5mila ragazzi risulta che il 46% di loro non ha reagito per difendere la vittima di bullismo, rimanendo a guardare o ignorando quanto stava accadendo.
Nei casi di cyberbullismo è possibile consultare i consigli di Telefono Azzurro, nelle sezioni dedicate del relativo sito internet (www.azzurro.it), oppure chiamando il numero 19696.
Rosangela Muscetta [http://www.economia-conoscenza-itc-km.blogspot.it]