La Corea del Nord lancia altri due missili: tornano le tensioni con USA e alleati
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PYONGYANG, 26 LUGLIO – Kim Jong-un torna prepotentemente in campo, disponendo la ripresa delle esercitazioni missilistiche e lanciando avvertimenti ai Paesi limitrofi, ma soprattutto, anche se indirettamente, agli Stati Uniti. Gli incontri di distensione, fortemente voluti da Donald Trump negli scorsi mesi dopo anni di gelo nei rapporti reciproci, sembravano aver sortito gli effetti sperati, nella speranza di avviare negoziati per il disarmo nucleare dello Stato asiatico. L’ultima stretta di mano fra le due parti, in ordine di tempo, era avvenuta appena lo scorso giugno, in un vertice simbolicamente organizzato nella zona demilitarizzata al confine tra le due Coree; successivamente, il Consigliere per la sicurezza nazionale americana John Bolton, fedelissimo di Trump, si era recato a Pyongyang per dare l’avvio alle trattative diplomatiche strappando personalmente promesse ai suoi omologhi locali.
Tuttavia, nonostante incontri e discussioni, il governo nordcoreano è tornato ad accusare gli Stati Uniti di rappresentare una minaccia per il Paese asiatico, dal momento che Trump ha nel contempo stretto accordi con Seul per realizzare esercitazioni militari comuni, senza tenere in debito conto i veleni che ancora scorrono nei rapporti tra le due metà della penisola coreana. Nel contempo, gli USA continuano a coltivare ottimi rapporti con il Giappone, altro storico bersaglio delle politiche nazionaliste di Pyongyang. Ciò potrebbe significare che la scelta della sola Corea del Nord come partner militare internazionale rappresentasse una condizione imposta agli USA per accettarne le richieste diplomatiche, forse addirittura accolta in un primo momento da Washington. Ad ogni modo, Kim Jong-un ha deciso di reagire e far ripartire a sua volta le esercitazioni militari delle truppe locali, sospese per alcuni mesi, così come le prove balistiche delle più moderne testate nucleari: martedì scorso il leader supremo ha anche ispezionato personalmente un nuovo sottomarino dal quale è possibile far esplodere missili di grosso calibro.
L’ultimo atto di provocazione è stato il lancio di due razzi a corto raggio dalla città costiera orientale di Wonsan verso il Mar del Giappone, i quali hanno volato fino ad un’altezza di 50 km sul livello del mare ma senza – volutamente – raggiungere l’arcipelago nipponico. Nel contempo, proprio Kim – tramite i suoi portavoce – ha voluto lanciare un avvertimento formale ai vicini meridionali, dichiarando di aver approntato un nuovo tipo di arma tattica pronta all’uso, qualora dovessero proseguire le esercitazioni militari nei pressi del confine. Da Washington non è arrivata alcuna reazione, ma a Tokyo e Seul sembrano essere molto preoccupati delle nuove minacce di Kim, il quale ha invece incassato ancora una volta l’appoggio della Cina, che ha chiesto agli USA di assecondare le richieste del leader nordcoreano.
Secondo la stampa asiatica, inoltre, è probabile che il ministro degli esteri nordcoreano Ry Yong-ho non si presenterà al forum sulla sicurezza del continente asiatico che era stato organizzato per la prossima settimana a Bangkok, nel corso del quale era annunciata anche la presenza del Segretario di Stato americano Mike Pompeo. Potrebbe essere questa l’ennesima mossa tattica per mettere pressione su Trump, soprattutto in vista della vicina competizione elettorale che interesserà la Casa Bianca, riavviando eventualmente le trattative da una posizione di maggiore forza.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: scrabbl.com