L'ISIS assedia Kobane, la Resistenza Curda chiede supporto
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KOBANE (SIRIA), 6 OTTOBRE 2014 – L'attenzione del mondo intero è tesa e sospesa sulla città siriana di Kobane, ai confini con la Turchia, dove l'ISIS sta concentrando negli ultimi giorni tutte le proprie energie per la sua conquista; il centro è diventato il simbolo della resistenza curda in Siria, e la sua presa potrebbe mettere a rischio la Turchia stessa, come terzo paese coinvolto nell'avanzata jihadista. Una combattente curda si è fatta esplodere tra i miliziani dell'ISIS, provocando diversi morti, anche se al momento non vi sono dati certi: lo riferisce l'Osservatorio Siriano per i diritti umani, di stanza nel paese mediorientale. Si tratta del primo attentato suicida noto, compiuto dai curdi ai danni dell'ISIS. L'allarme è scattato con l'intercedere delle forze jihadiste verso la città, ormai ad appena un chilometro da Kobane. Nemmeno i raid aerei della Coalizione Usa e paesi arabi sono capaci di frenare l'avanzata: i curdi siriani riscontrano enormi difficoltà nel fronteggiare la minaccia via terra, e chiedono aiuto affinché vengano riforniti soprattutto di armi e munizioni.
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L'intervento di Cameron dopo l'assassinio di Henning
Scende in campo anche la Gran Bretagna: dopo la decapitazione del cittadino britannico Alan Henning, Cameron ha ordinato ai suoi servizi di intelligence di infondere sul campo ogni sforzo affinché si stanino tutti coloro che minacciano l'occidente. Il primo obiettivo è quello di catturare “John il jihadista”, il boia dell'ISIS comparso nell'ultimo video rilasciato dai terroristi. Il Sunday Times comunica che una squadra delle forze speciali britanniche è già nella regione attendendo il via libera per l'inizio delle operazioni. Per ora nelle loro mani vi sono informazioni riguardo la cellula terroristica, ma il problema risulta essere la mobilità del gruppo attraverso il deserto siriano.
Le defezioni all'interno dell'ISIS
I media britannici hanno anche sottolineato le prime defezioni tra i miliziani dello Stato Islamico provenienti dal Regno Unito, i quali, scappando da Iraq e Siria, resterebbero bloccati in Turchia, poiché rischierebbero la morte a tornare indietro, e il carcere se rientrano in patria.
Foto: radiondadurto.org
Dino Buonaiuto