L'errore di pensare al vangelo come ad una storia qualsiasi!
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Ritengo che il tema odierno abbia tutte le carte in regola per diventare centrale nel mondo laico cristiano, magari con una serie di approfondimenti periodici e di pubblicazioni ad esso riferite. I tempi che viviamo necessitano di questa “Terapia d’urto”, rispetto ad un indebolimento della natura spirituale dell’uomo e di un appiattimento quotidiano sull’importanza della Parola nella realtà sociale odierna. La “provocazione” vale per credenti e per chiunque pratichi a mezzadria la verità del Signore o si limiti ad una ritualità esteriore fine a sé stessa. Non si capisce del danno che si compie quando le pagine del vangelo, da oltre duemila anni “testimoni” della missione del Messia attraverso miracoli e trasmissione di principi universali, vengono considerate alla stregua del contenuto di una storia qualsiasi. Non è un’offesa agli evangelisti o agli apostoli, ma solo esclusivamente all’umanità intera.[MORE]
Il mio parroco in un dialogo sviluppato all’interno di un incontro con i fedeli, così si esprimeva in proposito: “Il Vangelo non è una favola e neanche la trasposizione in un racconto del desiderio di giustizia eterna o di vendetta di qualche uomo stanco di subire angherie, soprusi, misfatti. Neanche è un’arma bianca di autodifesa immaginaria, di fantasia”. Il messaggio è chiaro. Non si tratta di una favola da raccontare a chi ne senta bisogno dinnanzi a dei momenti particolari, ma neanche di un rifugio al di fuori della realtà quotidiana, sollecitato dalla ricerca di una giustizia divina per affrancare le problematiche che opprimono determinate persone. In molti infatti vorrebbero un tipo di speranza ideale o un pensiero utile per esorcizzare i mali correnti e racchiudersi nella propria torre di avorio.
Il vangelo è invece attualità. Voce liberatrice dell’oggi. Moto interiore per non lasciarsi agguantare da una realtà più volte inseguitrice di parametri calati profondamente in una diffusa soggettività, se non nella forza “redentrice” di un totale appagamento materiale. Il vangelo non è nemmeno il libro degli “sfigati”, come vengono definiti in modo canzonatorio tutti quelli che stanchi e sfiduciati delegano ogni cosa nelle mani del Signore. Chi vive nella disperazione non riceve di certo dal vangelo asilo fine a sé stesso, ma energia interiore ed esteriore per mettere al centro i valori non negoziabili dell’essenza cristiana. La Parola apre alla vita e all’autonomia piena del singolo. Chi si affida agli insegnamenti di Cristo deve comunque sapere che non si tratta di far alcuni gesti in casi specifici, ma di un donarsi profondamente ad un nuovo stile di vita che è nel mondo senza affatto dipenderne.
Aggiungeva il mio parroco nell’incontro sopra citato: “Il Vangelo è un vero patto. Potremmo dire una compravendita. Viene Gesù e mi dice: Ti vendo la mia vita eterna a condizione che tu mi vendi la vita del tempo……Se tu ti consegnerai alla mia volontà nel tempo, che è consegna alla mia Parola, io mi consegnerò a te per l’eternità e ti coprirò della mia luce divina”. È una scelta che necessita di un sì o di un no senza scorciatoie. Per farlo non bisogna essere i disperati di turno, ma uomini che al di là se ricchi o poveri sappiano che il vangelo non possa mai essere trasformato in una verità occasionale che tutto copre o giustifica. Un Dio misericordioso quando serve, così come un Dio da non conoscere dinnanzi alle “regole” del patto siglato. Un vangelo insomma da scaffale, tra i tanti libri impolverati. Cimelio di turno dei tanti moderni e sprovveduti Azzeccagarbugli.
Egidio Chiarella
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