L'attualità della guarigione dei dieci lebbrosi!
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Nella nostra società è ormai passata l’idea che per essere liberi, specie se giovani, bisogna avere l’opportunità di superare ogni vincolo, pensando che l’obbedienza sia sinonimo di sottomissione. Nulla da eccepire se si pensa a sistemi dittatoriali oppure ad azioni singole o di gruppo, fondate sulla prepotenza altrui, come anche sulla mistificazione della realtà. L’aspetto sociale rischia di continuo una deriva del genere, quando si abbassa il livello democratico delle relazioni soggettive e pubbliche. Ma prima di ogni cosa l’uomo deve recuperare la sua verità, la sua forza naturale, il suo valore ontologico. Ci son momenti i cui l’obbedienza nella fede acquista una funzione vitale per la vita di un uomo e prepara il terreno su cui edificare la propria personalità.[MORE]
L’esempio per eccellenza rimane sempre la guarigione dei dieci lebbrosi. Questi ultimi hanno sentito parlare di un profeta che ha pietà di ognuno e si presentano a Gesù per chiedere la grazia della guarigione. Non basta tutto questo perché il loro desiderio si possa realizzare. Alla fede per sentito dire occorre una fede di ascolto e di obbedienza diretta della Parola, altrimenti nessun miracolo può avvenire nella vita di alcuno. Cosa dice loro perciò il Messia? “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Se si riflette un attimo ci si accorge immediatamente che il miracolo non avviene all’istante. Ci sono ancora due condizioni da mettere in atto. La fede nata per sentito dire deve trasformarsi in una fede personale e per farlo necessita l’obbedienza sicura alla Parola di Cristo.
Interessante il pensiero su questa particolare vicenda del teologo e sacerdote Mons. Di Bruno: “Il miracolo è su questa fede di obbedienza alla Parola che si compie. Ogni Parola del Vangelo opera ciò che essa dice. È verità. Non basta credere nella Parola del Vangelo perché essa compia ciò che dice, ma si deve obbedire ad essa. Trasformando la Parola in vita, essa sempre compie ciò che dice. I lebbrosi ascoltano, obbediscono, si mettono in cammino per recarsi dai sacerdoti. Sono però lebbrosi. Essi vanno dai sacerdoti perché attestino la loro guarigione. Ma sono lebbrosi. È lungo il cammino che il miracolo si compie. Per strada vengono guariti”. Questa verità è per noi tutti. Non basta iniziare a vivere una certa parola del vangelo, perché un miracolo si possa compiere. Serve l’obbedienza quotidiana nel vangelo, quale stile di vita.
Il ritorno indietro di solo uno dei dieci lebbrosi a ringraziare il Signore per il miracolo avuto ci consente oltretutto di capire, come sottolinea Mons. Di Bruno in suo scritto, che “l’obbedienza alla Legge senza una fede agile e snella, immediata e intelligente, trasforma la Legge e l’obbedienza ad essa in un giogo insopportabile. La Legge è realtà statica. La fede realtà dinamica”. Avuto il miracolo era più importante andare nell’immediato dai sacerdoti per la verifica di quanto accaduto o ringraziare il Figlio dell’Uomo per l’avverarsi della sua Parola? La fede snella e sapiente sa che i sacerdoti potevano aspettare, nulla sarebbe cambiato, mentre la fede chiusa in se stessa non coglie la giusta cosa da fare e va per la sua strada. A noi è chiesto di mettere al centro della propria libertà quella fede e quella obbedienza che nascono non dalla cecità del cuore, ma da un sano e grande discernimento.
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