L'ansia di riscatto nello spettacolo "Antropolaroid" in scena al teatro Umberto di Lamezia
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LAMEZIA TERME (CZ) 17 FEBBRAIO 2016 - La storia di una famiglia del Sud in cui il male si perpetua come una eredità misteriosa tramandata da padre in figlio è stata al centro dello spettacolo “Antropolaroid” inserito nella XIII edizione della rassegna teatrale Ri-Crii” diretta da Dario Natale. Firmato e interpretato dal giovane attore di origini siciliane Tindaro Granata, lo spettacolo è approdato al teatro Umberto di Lamezia Terme, gremito di spettatori di ogni età, dopo essere stato replicato con successo per ben 180 volte in 150 città italiane. [MORE]
Sullo sfondo di una Sicilia degli anni ‘70, l’unico attore ha attraversato generazioni ed epoche per raccontare figure familiari di ogni età e genere ritraendole tra giochi, balli, lavoro, paure, dialoghi, legami e situazioni utilizzando la tecnica del “cunto” nel quale il racconto viene sostituito dal dialogo dei personaggi che danno vita direttamente alle loro storie. “Antropolaroid” si è subito imposto per la concretezza della narrazione in un dialetto siciliano ricco di detti familiari, voci antiche, memorie e tradizioni, contraddizioni e pregiudizi atavici a cui il protagonista si ribella trasferendosi a Roma per diventare attore.
« Io voglio essere meglio di quello che sono» recita Tindaro e ancora «La Sicilia è bella ma la libertà lo è di più» esclama a piena voce nel tentativo di riscattarsi e spezzare per sempre le catene della mafia, del malaffare, della mentalità mafiosa che avevano soggiogato alcuni suoi familiari. L’attore, servendosi di un lenzuolo e una sedia e rivoltando continuamente una maglietta, dà vita a turno a tutti i personaggi delle storie adombrandole di ironia e leggerezza dall’inizio alla fine per sdrammatizzarle.
Di grande impatto emotivo il primo racconto che inizia con la morte del bisnonno che si impicca quando scopre di avere un cancro e prosegue con le vicende della moglie del nonno che urla di rabbia sulla tomba del marito, con quelle del nonno complice di un omicidio di mafia che scappa con la donna amata che sposa per sottrarla ad un ufficiale tedesco, per concludersi con il suicidio del miglior amico di infanzia di Tindaro, Tino (nipote del boss Badalamenti ), sconvolto dalla notizia che il padre è un mafioso. A fine spettacolo l’attore Granato si è rivolto al pubblico ripercorrendo le fasi della svolta radicale della sua vita rivolta al futuro e ha esortato tutti gli spettatori a non pensare di farcela da soli. « Abbiamo bisogno degli altri, come gli altri hanno bisogno di noi. Il futuro deve partire dal nostro passato perché nel passato è nascosto il dolore. Nel passato è nascosta la gioia. Nel passato c’è tutta la nostra vita: il futuro».
Ha infine ricordato le parole della nonna in cui è racchiusa tanta saggezza e che porta sempre nel cuore . «Tu avrai nella vita tanta fortuna, tanta bellezza e tanta sofferenza». Lo spettacolo ha vinto il Premio della giuria popolare della “ Borsa Teatrale Anna Pancirolli”, il Premio “Anct” dell’Associazione Nazionale dei Critici nel 2011, il Premio Fersen in qualità di “Attore Creativo” nel 2012. Nel 2013 Tindaro Granata ha vinto il “ Premio Mariangela Melato” come attore emergente.
Foto di scena: Granata Tindaro
Lina Latelli Nucifero