Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA -21 Aprile 2011 - Come si teorizza da qualche anno, con la stesura di articoli, saggi, libri e tenuta di seminari, con grande soddisfazione da parte dei pionieri dell’Economia del Benessere e delle relazioni sociali, finalmente nel paniere dei beni Istat presto troveremo la “felicità”.[MORE]
Proprio, così. Perché in un Paese come l’Italia, colpito dalla crisi economica, misurare il benessere solo tramite l’indicatore PIL, non è più sufficiente. Con questo unico e “tradizionale” valore di riferimento, non è infatti possibile cogliere le dinamiche sociali che caratterizzano la vita di tutti i giorni di una società ormai allo stremo. Di questo sono convinti gli studiosi del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), la maggior parte dei ricercatori delle facoltà Italiane di Economia e quelli dell’Istat che insieme hanno dato vita al nuovo Comitato d’Indirizzo. Si tratterà di un indicatore sociale, che insieme al PIL, servirà ai Governi di tutta Europa per orientare le proprie scelte, economiche, politiche, sociali ed ambientali.
Secondo Gabriele Olini, consulente dell’Istat che si occupa del progetto, “i nuovi parametri, riguarderanno ad esempio, la distribuzione del reddito, i servizi, la qualità del lavoro”. Tale esigenza, sarebbe nata dal potenziale rischio, che in tempi di crisi, il dato economico possa prevalere sul benessere della popolazione. In particolare, l’Input, per questo nuovo modo di calcolare il livello di soddisfazione generale è arrivato dalle parti sociali, dai sindacati e dalle associazioni di imprenditori.
Basti pensare ad esempio alle condizioni contraddittorie di Paesi quali il Brasile e l’Africa settentrionale che risultano fra i paesi più “ricchi” del pianeta. Pur tuttavia, questi dati non potranno esser disponibil prima di un anno, un anno e mezzo dal momento che non si tratta di un unico numero ma di un mix di valori diversi, come le relazioni interpersonali, che a causa di una furiosa "caccia al denaro" sono andate scemando nell'ultimo decennio.