Isis, il boia jihadista di Foley è britannico. Esplode lo jihadismo europeo
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20 AGOSTO 2014 - Una notizia che stupisce. Ma non troppo. Che il fondamentalismo islamico raccogliesse 'simpatie' o, a volte, vere e proprie reclute in Europa, fra persone non necessariamente islamiche d'origine, non è una novità per gli esperti di terrorismo e i funzionari d'intelligence di tutto il mondo. E la notizia, vera e confermata da testimonianze e da analisti linguistici, che il boia dell'Isis che ha decapitato il giornalista americano James Foley sia britannico, non dovrebbe meravigliare più di tanto.
Chi, nel Regno Unito, aveva ravvisato nel linguaggio del boia dell'atroce video dell'esecuzione un presunto accento britannico, non aveva evidentemente tutti i torti. Ad avvalorare la tesi è la testimonianza di un ex-ostaggio proprio della cellula che ha ucciso il freelance americano, che ha riconosciuto l'uomo vestito di nero del video, dicendo che si fa chiamare 'John', è colto ed istruito ed è a capo della cellula jihadista composta da britannici, chiamata dai sequestrati infatti Beatles, operante a Raqqa e che si occupa proprio di sequestri di persone occidentali. A detta dell'ex-ostaggio, John fu proprio il negoziatore fra l'Isis e i funzionari turchi per il rilascio degli 11 ostaggi, fra i quali c'era il testimone intervistato dal Guardian.
[MORE]Cameron non può stare di certo tranquillo: gli esperti parlano addirittura di 500 britannici 'arruolati' fra le milizie dell'Isis, e di una presenza forte di fondamentalismo crescente fra la popolazione del Regno Unito. La jihad sta coinvolgendo sempre più persone, anche occidentali, che sono disposte a tutto pur di difendere le proprie posizioni integraliste. Di conseguenza, in tutta la Gran Bretagna sale la tensione: Scotland Yard, per il terrore di nuovi attentati in casa, ha raddoppiato gli sforzi: troppo vicino e forte il ricordo degli attentati del 2005 di Londra per abbassare l'allerta.
Quanto il fenomeno stia diventando sempre più radicale e radicato, soprattutto in Europa, lo conferma il comunicato della polizia austriaca che fa sapere di aver arrestato 9 jihadisti austriaci pronti a partire per la Siria.
I miliziani europei vengono istruiti e addestrati nel nostro continente, apprendono i valori della jihad dai social network grazie ai quali stanno avendo un'esponenziale diffusione e, proprio in Europa, vengono installati punti di 'intelligence', di logistica, di finanziamento, della milizia jihadista. Questo quanto contenuto nella relazione di Europol, che stima in 1000-1200 i jihadisti europei in Siria a fine del 2013. Ma, a giugno, le intelligence europee mandarono alla Turchia una 'lista-nera' di 5000 occidentali che sarebbero arrivati in Turchia, per poi sconfinare nella vicina Siria.
Le adesioni ai movimenti armati come al-Qaeda e l’Isis, sono cresciuti consistentemente nel 2013: “La Siria rimane la destinazione più scelta, poiché si crede che l’accessibilità attraverso il confine turco-siriano sia un fattore che influenza gli europei ad andare lì piuttosto che in Afghanistan, Mali, Somalia o Yemen” spiega Europol.
Anche la Francia si è detta molto preoccupata attraverso le parole del Ministro dell'Interno Cazeneuve: 'Ci sono forse 900 jihadisti francesi in Siria e in Iraq'. In Italia il fenomeno sembra sopito, visto che sono solo 5 i fondamentalisti arrestati per il reato di 'terrorismo ad ispirazione religiosa', ma Lorenzo Vidino, esperto islamista del Center for Security Studies, non lo sottovaluta, dicendo che lo jihadismo in Italia è frammentario ed eterogeneo, ma i soggetti coinvolti potrebbero essere una cinquantina, che si tengono in contatto tramite Internet.
''La radicalizzazione avviene in piccoli gruppi'' -spiegava Vidino in un'intervista a Il Giornale di qualche mese fa - ''I soggetti hanno il primo contatto con l'ideologia jihadista attraverso parenti, amici o conoscenti occasionali. Inizia così un percorso interiore di ricerca e scoperta individuale condizionato da come il soggetto si relaziona all'ambiente circostante e con altri soggetti. La radicalizzazione jihadista in Europa è, in sostanza, un processo che avviene dal basso verso l'alto, facilitata da social network e siti di dottrina fondamentalista non più solo in lingua araba".
Salvatore Remorgida
(ph: tmnews.it)