Intervista ad Aldo La Spina: "L'emozione è il vero canale di comunicazione che ci unisce al cane"
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ROMA, 16 FEBBRAIO 2016 - Amare un cane, prendersene cura, soddisfare i suoi bisogni, saper comprendere il suo modo di comunicare ed instaurare la relazione perfetta, è il desiderio di tutti coloro che vogliono intraprendere il viaggio più entusiasmante che la vita possa regalare ad un essere umano. Come si arriva, però, a fare in modo che l'identità umana e quella canina possano arricchirsi reciprocamente e formare un binomio indissolubile?
Aldo La Spina, il pioniere e caposcuola degli educatori cinofili, Presidente e Direttore del Centro Cinofilo Europeo Asd, Vicepresidente nazionale vicario dell'A.P.N.E.C. (Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili), docente universitario, nonché l'unico rappresentante in Italia qualificato dall'APBC (Association of Pet Behaviour Counselor), ovvero l'organizzazione internazionale di esperti nel recupero del comportamento animale, ci illustrerà come rendere eccellente sia l'intesa che la convivenza tra il bipede e l'amico per antonomasia.
Aldo La Spina è autore dei libri “Emozioni a Sei Zampe” (Terra Nuova edizioni), “100 idee per giocare con il tuo cane”, “In forma con il cane” (De Vecchi editore) e dell’ebook “Ciao sono il tuo cane”, Area51 Publishing editore.
Dott. La Spina, di cosa ha bisogno un cane per essere felice e come si instaura la relazione perfetta con l'essere umano?
Il cane ha bisogno prima di tutto di essere riconosciuto come essere vivente intelligente e capace di emozioni. Come animale diverso da noi ma che fa ormai parte della nostra famiglia. Soggetto di diritti e non oggetto, non uno strumento al nostro servizio fosse anche per “farci compagnia” come succede ora: le sue occupazioni del passato (caccia, pastorizia, guardia) si sono ridotte quasi fino a scomparire e oggi il cane ha bisogno di motivazioni. Ovvero di trovare un ambito nel quale possa essere felicemente se stesso senza snaturarsi, senza essere umanizzato o reso un giocattolo ma neppure senza essere idealizzato. Il cane è un cane prima di tutto. Bisogna accettarlo per quello che è, lasciare che giochi e si diverta ma anche tenerlo occupato, farlo stare all’aria aperta, lasciarlo incontrare con gli altri cani, fargli vivere la dimensione del branco, impegnarlo in attività ludiche ed educative – sport e raduni cinofili, ricerca olfattiva, discipline come agility e mobility, piscina - che gli permettano di vivere da cane anche oggi in città.
Detto questo, la perfezione non esiste, ma si può migliorare sempre!
Quali sono gli errori che più frequentemente vengono compiuti dall'uomo nel rapporto con Fido?
L’antropomorfizzazione e “egomorfizzazione”: lo vediamo come un nostro prolungamento e gli chiediamo di essere efficiente e “civile” e lo vediamo in funzione di noi stessi come fosse uno strumento: sei il mio cane quindi devi obbedirmi e stare con me; la proiezione su di lui di contenuti mentali umani (mi fa i dispetti, è cattivo, geloso ecc., come facciamo nei rapporti umani; per esempio molti lo vedono come fosse un figlio o un partner, chiedendogli cose impossibili e non gustandosi così quello che davvero è, un animale che ci può donare tanto se lo comprendiamo); il pietismo (povero cane, ha bisogno di me); la banalizzazione che non riconosce la sua importanza e la sua dignità (quando diciamo: cosa vuoi che sia, è solo un cane…) e l’iconomorfismo, ovvero vedere il cane come una sorta di cartone animato e averne un’immagine che non corrisponde alla sua realtà.
Nel suo libro "Ciao, sono il tuo cane", Lei afferma: "Diamo al cane il meglio di noi, perché ci dia il suo meglio". Qual è il meglio che un essere umano può offrire al proprio animale?
Oltre alla compagnia e alla protezione che possiamo assicurargli tenendolo con noi, c’è il rispetto che è altrettanto importante. Rispetto del cane significa garantirgli una vita non solo sicura ma soddisfacente e degna, cioè in armonia con la sua natura: ha accettato di vivere con noi e dobbiamo essergli grati senza pretendere che diventi proprio quello che vogliamo. Anzi, restando se stesso può aiutarci con la sua spontaneità e serenità. È un animale curioso, intelligente, socievole, che prova emozioni (e sentimenti direi…) e ha bisogno di essere quello che è, di annusare, correre, incontrare gli altri cani, di non restare sempre confinato al rapporto con noi umani, che comunque siamo la sua certezza di affetto e cura ma non siamo sufficienti a dargli il benessere completo di cui ha bisogno. [MORE]
Lei sostiene che il cane e l'essere umano si educano a vicenda portando alla luce le potenzialità di entrambi. Come avviene questo scambio emozionale? Come si arriva a vivere "Emozioni a sei Zampe"?
Per educarci insieme ad avere un migliore rapporto dobbiamo imparare ad ascoltarci reciprocamente. Il cane deve comprendere ciò che desideriamo, a nostra volta noi dobbiamo essere capaci di “leggerlo”, di comprenderne i bisogni e le necessità ma anche le potenzialità: che meraviglia il suo fiuto, la sua agilità, la sua giocosità, la sua attrazione per il movimento! Se impariamo ad ascoltarlo in questo modo, a cogliere i messaggi che ci manda di continuo (con il corpo, con le espressioni, con i movimenti) ci accorgiamo che vive ogni attimo molto più intensamente di noi, senza le nostre astrazioni. Per lui il cibo è davvero un piacere, la coccola una beatitudine, il gioco una fonte di straordinaria allegria, il fiutare la pista o riportarci un oggetto un compito appassionante del quale è fiero fino in fondo! A noi umani adulti questo manca e il cane ce lo ricorda e restituisce. Se proviamo, per esempio, a metterci alla sua altezza, senza guardarlo letteralmente dall’alto in basso, ma ogni tanto andando a quattro zampe noi stessi, guardando il mondo dal suo punto di vista, sapremo poi meglio cosa possiamo e cosa non possiamo chiedergli. Se proviamo a giocare noi stessi, da adulti, come fa il cane, ci accorgiamo che l’emozione di stare insieme e condividere un obiettivo sono un tesoro inestimabile e la prima fonte di benessere: il cane è natura che vive con noi e oggi ci insegna a essere noi stessi più felici, aiutandoci come in passato ci ha aiutato a cacciare, a sopravvivere nel bosco, a combattere, a ritrovare i nostri simili che avevamo perso…
Da cosa derivano i problemi comportamentali dei cani? Alla loro origine c'è sempre una erronea condotta educativa da parte dell'uomo?
Quasi sempre. Traumi come abbandoni, incidenti e maltrattamenti sono cause importanti che lasciano profonde ferite e disturbi difficili da rimediare, che il cane può metterci tanto tempo ad assorbire se accudito e accolto da una famiglia. Ma molto spesso ci sono errori più “spiccioli” da parte umana che possono essere corretti con una buona educazione cinofila, che parte spesso dall’ABC della comunicazione uomo-cane. Io dico sempre che “non esiste un cane disobbediente, esiste solo un cane che non ha capito” ciò che vogliamo da lui. Per fare solo un esempio: il guinzaglio. Siamo abituati a metterlo e partire immediatamente con il cane. Ma per lui è un controsenso! Gli mettiamo una cosa che lo blocca e poi pretendiamo di andare! Conoscendo la sua natura animale e ricordandoci che ha bisogno di tempo e di addestramento per comprendere il modo di comportarsi umano, dobbiamo al contrario mettergli il collare, agganciare il guinzaglio e aspettare che abbia familiarizzato e compreso che non è un oggetto di contenzione o di… “tortura”, e solo dopo un poco di tempo, delicatamente, avviarci insieme. Per far sì che il cane ci comprenda dobbiamo prima comprenderlo noi e rispettare i suoi tempi e modi! Ci vuole pazienza, ci vuole empatia, ovvero, come dico sempre, dobbiamo imparare a “metterci nei peli del cane”.
Negli anni '80, Lei è stato il primo educatore a portare in Italia i concetti ed i metodi dell'educazione gentile, basata sui rinforzi positivi. Qual è l'evoluzione di questo metodo educativo?
Il metodo gentile di educazione cinofila è stato un passo avanti: prima c’era solo l’addestramento “duro” rivolto ai cani “da lavoro” o utili che dir si voglia. Gli insegnavamo a fare i poliziotti, i soccorritori, le guardie, i soldati... E li punivamo se sbagliavano. A ripensarci, quante sofferenze… Con l’etologia e la nuova sensibilità verso il cane, siamo passati a un metodo che premia i comportamenti corretti. Anche nell’addestramento oggi per fortuna questi metodi sono superati. Ma anche il metodo gentile, applicato meccanicamente senza criterio, può essere fuorviante: il cane non è una macchina che agisce se gli diamo i croccantini, ha bisogno prima di tutto di sentirsi accettato e compreso da una figura autorevole e amorevole, non dobbiamo farne un obeso triste. Per stare bene ha bisogno di sapere quello che fa e di capire perché lo fa: perché ci da gioia, come a lui da gioia stare con noi. Il padrone-proprietario (oggi preferisco chiamarlo “amico del cane”) vive in una sfera emozionale comune con il cane. Oggi insegno un metodo che ho chiamato Apprendimento emozionale” e che presento nei miei corsi, seminari e libri. Mette in grado di avere una comunicazione profonda proprio perché utilizza il vero canale di comunicazione che ci unisce al cane: l’emozione, che è radicata nel corpo e che siamo in grado di provare noi come loro. Non lo premiamo più solo con il cibo, gli facciamo sentire che lo amiamo davvero così com’è, ci mettiamo su un piano di parità con il cane e impariamo da lui quanto lui impara da noi.
Un sentito ringraziamento ad Aldo La Spina
(Foto articolo: centrocinofiloeuropeo.it)
Aaron
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