Caos in Corea del Sud: Yoon verso l’impeachment dopo la legge marziale
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Seul nel caos: revocata la legge marziale. Yoon Suk-yeol verso l’impeachment?
Tensione alle stelle in Corea del Sud. Dopo la dichiarazione e il rapido ritiro della legge marziale, il presidente Yoon Suk-yeol si trova sotto assedio politico. Maggioranza e opposizione, per una volta unite, chiedono le sue dimissioni, mentre i sindacati annunciano uno sciopero generale. Secondo fonti di Seul, il voto per l’impeachment potrebbe arrivare entro la fine della settimana.
La legge marziale: dichiarata e revocata in poche ore
La controversa decisione di Yoon di dichiarare la legge marziale è stata subito bloccata dal Parlamento con un voto unanime. Solo sei ore dopo, il presidente ha ritirato il provvedimento durante una riunione di gabinetto. Tuttavia, l’episodio ha scatenato una crisi senza precedenti, mettendo in discussione la sua leadership.
"La dichiarazione di legge marziale è stata una chiara violazione della Costituzione", ha dichiarato il partito Democratico in un comunicato. "Si tratta di un grave atto di ribellione e fornisce una base perfetta per il suo impeachment."
Maggioranza e opposizione chiedono dimissioni
Il partito Democratico, insieme ad altre forze di opposizione, ha avviato le procedure per l’impeachment, sottolineando che il provvedimento di Yoon non rispettava i requisiti costituzionali. Anche membri del partito di governo, il People Power Party, hanno espresso critiche. Il leader del partito, Han Dong-hoon, ha definito "tragico" il tentativo di imporre la legge marziale e ha chiesto spiegazioni dirette dal presidente.
"Il presidente deve spiegare chiaramente questa tragica situazione. Tutti i responsabili devono essere chiamati a rispondere", ha affermato Han.
Procedura di impeachment: i numeri in Parlamento
Per procedere con l’impeachment sono necessari i voti di due terzi dei deputati. Attualmente, i partiti di opposizione controllano 192 seggi su 300, ma durante il voto per bloccare la legge marziale, almeno 10 deputati del People Power Party si sono schierati contro Yoon. Se l’impeachment venisse approvato, il presidente perderebbe immediatamente i suoi poteri fino alla decisione finale della Corte costituzionale.
Sciopero generale e dimissioni in massa
Mentre il dibattito politico infuria, il principale sindacato sudcoreano ha proclamato uno sciopero generale fino alle dimissioni del presidente. Allo stesso tempo, diversi collaboratori senior di Yoon, tra cui il capo dello staff Chung Jin-suk, hanno offerto le dimissioni, aumentando la pressione sul leader. Secondo l’agenzia Yonhap, il caos della notte potrebbe avere implicazioni giuridiche: l’assenza di una riunione formale del Consiglio di Stato per approvare la legge marziale potrebbe rafforzare l’accusa di insurrezione.
Un futuro politico incerto
Secondo la Costituzione sudcoreana, la legge marziale può essere dichiarata solo in situazioni di guerra o emergenze nazionali gravi. Tuttavia, molti analisti mettono in dubbio che le attuali condizioni del paese giustifichino una misura così estrema. Ora, Yoon Suk-yeol affronta una delle crisi più difficili della sua carriera politica, con il rischio concreto di perdere il potere.
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Caos a Seul, revocata la legge marziale dopo le proteste. Possibile impeachment per Yoon
Il voto per la messa d'accusa del presidente è previsto "entro la fine della settimana". Maggioranza e opposizioni chiedono le dimissioni, i sindacati indicono lo sciopero generale
Maggioranza e opposizione in Corea del Sud trovano ancora un'inedita unità d'intenti nella richiesta di dimissioni del presidente Yoon Suk-yeol, dopo il caos della legge marziale dichiarata e poi ritirata.
Il People Power Party, al potere in Corea del Sud ma senza una maggioranza in Parlamento, e il partito Democratico, che invece controlla l'Assemblea nazionale con le altre opposizioni, si sono ritrovati uniti nella richiesta di dimissioni di Yoon.
Dopo il voto parlamentare congiunto per bloccare la mossa presidenziale e la successiva dichiarazione di revoca approvata intorno alle 4.30 locali (20.30 di martedì in Italia) durante una riunione di gabinetto, le forze politiche hanno chiesto a Yoon di fare un passo indietro.
Sei partiti di opposizione hanno deciso di accelerare il passo per la messa in stato d'accusa di Yoon, con il deposito della mozione di impeachment in Parlamento e la sua votazione ritenuta "possibile già entro la fine della settimana". Lo riportano i media di Seul.
Il leader del partito al governo in Corea del Sud ha definito "tragico" il tentativo di Yoon di imporre la legge marziale e ha chiesto che i responsabili ne rispondano, mentre l'opposizione valuta la mozione di impeachment. "Il presidente deve spiegare direttamente e in modo approfondito questa tragica situazione" ha detto ai giornalisti il Han Dong-hoon.
"Il presidente deve spiegare direttamente e in modo approfondito questa tragica situazione" ha detto ai giornalisti il leader del People Power Party Han Dong-hoon aggiungendo che "tutti i responsabili devono essere ritenuti rigorosamente responsabili".
Il partito Democratico ha dichiarato che i suoi deputati hanno minacciato l'avvio formale delle procedure per metterlo sotto accusa in assenza di dimissioni. "La dichiarazione di legge marziale del presidente Yoon Suk-yeol è stata una chiara violazione della Costituzione. Non ha rispettato alcun requisito per dichiararla", ha reso noto il partito in una nota secondo cui "si è trattato di un grave atto di ribellione e fornisce una base perfetta per il suo impeachment".
Per metterlo sotto accusa sarebbe necessario il sostegno di due terzi del Parlamento, ovvero 200 dei suoi 300 deputati. I democratici e gli altri piccoli partiti di opposizione insieme hanno 192 seggi: ma quando il Parlamento ha respinto la legge marziale di Yoon con la votazione unanime dei 190 presenti, circa 10 voti sono arrivati dal People Power Party.
Qualora finisse sotto accusa, Yoon verrebbe privato dei suoi poteri fino al responso sul suo destino da parte della Corte costituzionale. Il People Power Party ha chiesto le dimissioni del presidente dopo che il suo leader Han Dong-hun ha sollecitato Yoon a spiegare una decisione di cui non era a conoscenza e di licenziare il ministro della Difesa Kim Yong-hyun, ritenuto il suggeritore della improvvida mossa.
Il principale sindacato della Corea del Sud ha indetto uno "sciopero generale" fino alle dimissioni del presidente Yoon Seok-yeol che ieri ha annunciato la legge marziale e poi fatto marcia indietro sotto le pressioni del Parlamento e delle massicce proteste di piazza.
I collaboratori più stretti del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol hanno offerto le dimissioni dopo il caos provocato dalla dichiarazione e poi dalla revoca, appena sei ore dopo, della legge marziale nel corso della notte.
"I collaboratori senior di Yoon si sono offerti di dimettersi in massa a causa della dichiarazione di legge marziale", ha riferito la Yonhap, senza fornire dettagli. Yoon, intanto, ha rinviato quella che sarebbe dovuta essere la sua prima apparizione pubblica dopo le turbolenze notturne: il meeting alle 10 locali in programma presso l'Ufficio presidenziale dedicato alla lotta alle droghe.
Gli assistenti presidenziali, tra cui il capo dello staff Chung Jin-suk, hanno offerto le dimissioni in massa questa mattina dopo il caos della legge marziale la cui dichiarazione a sorpresa ha posto anche problemi di natura giuridica. Non c'è traccia, secondo i media di Seul, di una riunione del Consiglio di Stato la cui approvazione è fondamentale per la dichiarazione di legge marziale: la sua assenza potrebbe supportare l'accusa di insurrezione.
In base alla Costituzione di Seul, il presidente può dichiarare la legge marziale durante "situazioni di guerra, simili a quelle di guerra o in altri stati di emergenza nazionale comparabili" che richiedono l'uso della forza militare per limitare la libertà di stampa, di riunione e altri diritti per mantenere l'ordine. Tuttavia, molti osservatori si chiedono se la Corea del Sud si trovi in una delle situazioni d'emergenza menzionate. La Costituzione stabilisce poi che il presidente deve obbedire quando l'Assemblea nazionale richiede la revoca della legge marziale con un voto a maggioranza.