L'interminabile gioco perverso di Ali Agca: sparò al Papa e ora parla di "miracolo"
Criminologia Emilia Romagna

L'interminabile gioco perverso di Ali Agca: sparò al Papa e ora parla di "miracolo"

lunedì 29 dicembre, 2014

BOLOGNA, 29 DICEMBRE 2014 - Il crimine ha tante facce, tante facce diverse a cui si reagisce con lo stesso orrore: sono quelle dei serial killer, degli affiliati alla criminalità organizzata, degli uomini che uccidono le donne e persino di certe madri che tolgono la vita ai propri figli. Ma c’è un’altra faccia che sfugge a ogni “classificazione” anche se tutti siamo abituati a vederla da 33 anni, a scadenze precise ma per motivi sconosciuti: è la faccia di Mehmet Ali Agca, l’uomo che il 13 marzo 1981 tentò di uccidere Giovanni Paolo II in piazza San Pietro sparandogli due colpi di pistola.

Di nuovo, c’è che Ali Agca si è rifatto vivo il 27 dicembre per portare un mazzo di fiori sulla tomba di papa Wojtyla. Ha scelto una data simbolica, quella in cui esattamente 31 anni prima aveva ricevuto la visita del papa nel carcere romano di Rebibbia, dove si trovava rinchiuso per l’attentato. Ma prima di andare in Vaticano, Agca ha scelto anche di avvertire i giornalisti perché il gesto non passasse inosservato. E così è stato, infatti le notizie su questa strana visita hanno riempito - e come poteva essere altrimenti? - tutti i media possibili e immaginabili.[MORE]

Chi è Ali Agca? Che sia un criminale, è difficile smentirlo. Turco, 57 anni il prossimo 9 gennaio, faceva parte del gruppo terroristico di destra dei Lupi grigi quando, prima di attentare alla vita del papa, nel 1979 uccise un giornalista del suo Paese, poi evase dal carcere e si diresse in Iran. In Italia imparammo tutti a conoscerlo per quei due colpi di pistola che ferirono gravemente Giovanni Paolo II e terrorizzarono la folla in piazza San Pietro. Condannato all’ergastolo, fu graziato dal presidente Ciampi nel 2000 con il placet del Vaticano e rimandato in Turchia dove nel 2010 finì di scontare la pena per l’omicidio del giornalista. Ora è un uomo libero.

Fin qui la cronaca. E inizia il mistero. Di certo qualcuno ha armato la mano di Ali Agca, ma chi? Ecco il punto: il terrorista turco nel corso di trent’anni ha fornito un centinaio di versioni né l’inchiesta giudiziaria è mai arrivata ad una verità provata sull’attentato a Giovanni Paolo II. La più accreditata, forse, resta la cosiddetta pista bulgara che porta diritto all’Unione sovietica. In sintesi (va sottolineato che era l’epoca della Guerra fredda) sarebbero stati i servizi segreti dell’Est comunista a ingaggiare il killer Ali Agca per uccidere l’uomo che più di tutti stava minando dalle fondamenta il sistema sovietico. Due autorevoli storici e profondi studiosi della Chiesa propendono per questa tesi. Andrea Riccardi, nella biografia Giovanni Paolo II, scrive: “ Anche se le ricostruzioni dei mandanti di Agca possono essere false o orchestrate, le personalità vicine al papa e il papa stesso, ancorché non si interessasse alle indagini, sono convinti che la spinta a uccidere sia venuta dal mondo comunista”. E Roberto Morozzo della Rocca, nel suo Tra est e ovest. Agostino Casaroli diplomatico vaticano, è ancora più chiaro: “Seppure non fatichi a immaginare la mano sovietica dietro quella di Ali Agca, Giovanni Paolo II continua a trattare con Mosca e con i governi comunisti come se nulla fosse accaduto”.

Ali Agca invece continua ad agitare le acque da tre decenni: un centinaio di versioni, appunto, che vanno dall’ammissione della pista bulgara, alla chiamata in causa degli Usa, fino a un mandato ricevuto dall’ayatollah Khomeini, passando attraverso il sequestro di Manuela Orlandi che secondo lui sarebbe viva e chissà dove, e sarebbe stata rapita per ottenere la sua liberazione. Tante, troppe parole in libertà, senza mai fornire uno straccio di riscontro. Questa volta (ma non è la prima) il terrorista turco assume addirittura toni mistici: “Qua fu compiuto il terzo segreto di Fatima - afferma in piazza San Pietro -. Io con l’attentato al papa ho compiuto il miracolo. Viva Gesù Cristo”.

Sul fatto che Ali Agca sia uno spregiudicato criminale, non ci sono dubbi. Sul fatto che sia pazzo, come si potrebbe pensare ad una prima lettura del personaggio, di dubbi invece ce ne sono molti. Sono anni che dice di avere carte, lettere, dossier che si guarda bene dal mostrare. E le sue uscite mediatiche, studiate ad arte, potrebbero benissimo essere messaggi “in codice” che sottintendono ricatti. Verso chi? Il mistero è proprio questo, ma Ali Agca non ha alcun interesse, evidentemente, a svelarlo. Ora, dopo quest’ultima sceneggiata, verrà espulso dall’Italia ma è difficile che non cerchi più i riflettori. Forse, proprio per questo non sarebbe sbagliato far calare il silenzio su di lui e smettere di seguirlo nel suo gioco, comunque un gioco criminale che ci allontana sempre di più dalla verità.

(Foto da comunitaolivettiroma.wordpress.com)

Paola Bergonzoni 


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