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MESSINA, 31 AGOSTO 2012 - Giorgio Napolitano non ci sta, rispondendo alle rivelazioni pubblicate su Panorama riguardo alla presunta trattativa Stato-mafia, il presidente della Repubblica parla di “torbide manovre destabilizzanti”, definendo falsità le intercettazioni riportate dal settimanale della famiglia Berlusconi. Bisogna rilevare come questo sia il momento meno opportuno per danneggiare la credibilità del Quirinale, proprio mentre in cui il nostro Paese si accingeva a recuperare la stima internazionale. Questo non vuol dire che il Colle debba godere di qualche legge speciale che lo protegga dalle intercettazioni, tuttavia il senso di opportunità dovrebbe suggerire che delegittimare la prima carica istituzionale, in piena crisi economica, è come farsi un’autorete.[MORE]
Negli ultimi anni le intercettazioni sono divenute un’arma nelle mani di taluni giornalisti, che di volta in volta utilizzavano per denigrare il rivale politico di turno. Forse è giunto il momento di mettere ordine, senza rinunciare all’utilissimo strumento rappresentato dalle intercettazioni, ma creando delle regole di condotta ad hoc per i giornali, che impedisca di renderle pubbliche, a seconda del vento politico che spira. Quantomeno attendere che le inchieste giudiziarie inerenti siano concluse, prima di rendere pubbliche conversazioni private spesso incomplete e per nulla inerenti al procedimento investigativo in corso.
Nessun limite, quindi, deve essere posto alle intercettazioni, e nessuna carica istituzionale dovrebbe godere di trattamenti particolari. Tutti i personaggi politici devono essere coscienti che nel momento in cui agiscono nel loro interesse e non per quello nazionale, potranno essere sottoposti a indagini che prevedano anche l’uso di questo dispositivo d’investigazione. Tuttavia una dose di buonsenso e delle regole adeguatamente pianificate, potrebbero impedire la diffamazione di un individuo prima che sia accertata la sua eventuale responsabilità giudiziaria.
Fabrizio Vinci MARENERO