InArt - Intervista a Mark Kostabi
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InArt - Intervista a Mark Kostabi

domenica 15 dicembre, 2013

 ROMA, 15 DICEMBRE 2013 – Dall'East Village, Mark Kostabi, uno dei più controversi artisti contemporanei, racconta se stesso a InArt InfoOggi.
Nei giorni scorsi, nella capitale, è stato protagonista di un doppio evento, con la presentazione in anteprima del docu-film sulla sua vita - “Full Circle: The Kostabi Story” - girato da Sabrina Digregorio e la Live Session con Tony Esposito.

Tra i suoi estimatori Bill Gates (che gli ha commissionato 40 dipinti per la sua abitazione), Axl Rose, Debbie Harry, Brooke Shields, Norman Lear, Billy Wilder, Aaron Spelling, Bill Clinton, Arnold Schwarzenegger.


È davvero un onore poterla intervistare, lei è una leggenda vivente! Artista a tutto tondo, dalla creatività senza limiti, riesce a coniugare egregiamente la passione per la pittura e per la musica. Ma chi è davvero Mark Kostabi? Quanto si avvicina alla realtà il film-documentario che le ha dedicato la regista Sabrina Digregorio?
Mark Kostabi è una persona che crede all’arte e alla creatività. Ho scelto la pittura e la musica come principali sbocchi creativi, anche se a volte mi piace pure scrivere.
Ho 53 anni. In 34 anni di carriera come artista professionista (ho iniziato a vendere i miei disegni e suonare il basso elettrico in un gruppo rock punk quando avevo 19 anni a Los Angeles) ne ho fatte di cose: oltre sessanta Personali a New York City; dipinto e venduto circa 20.000 opere; numerose apparizioni televisive in tutto il mondo. Il successo per i miei concerti è arrivato rapidamente, soprattutto grazie alla collaborazione con il grande percussionista italiano Tony Esposito. Tuttavia, nonostante la notorietà, mi sento sempre più timido e umile. Di solito sul palco dimostro un’estrema sicurezza, ma nell’intimo mi sento piccolo e fragile. Forse questo porterà a una nuova direzione. Fondamentalmente vorrei soprattutto migliorare come artista e compositore… e aspiro alla perfezione.
Credo che il film di Sabrina Digregorio,“Full Circle”, riesca a cogliere gli aspetti principali della mia vita e del mio carattere, soprattutto quelli più nascosti. In particolare, essi emergono dal dialogo con uno dei miei mentori, Ornette Coleman, e dai filmati d'epoca, di quando già a 19 anni palesavo le mie ambizioni artistiche.

Il “Kostabi World”, che ha fondato nel 1988 a Chelsea, ricorda le botteghe del Rinascimento e al contempo una factory di ispirazione warholiana. Può spiegarci la sua filosofia?
Ho iniziato ad assumere assistenti per aiutarmi a dipingere i miei quadri già nel 1985, quando avevo uno studio su Broome Street a Soho. La mia filosofia è semplicemente quella di rendere il lavoro il più interessante possibile e ovviamente di alta qualità, con un occhio di riguardo per la tradizione. Sostanzialmente, il concept alla base del progetto-studio è quello di poter contribuire alla crescita del lavoro.[MORE]

Come Andy Warhol è in perfetta sintonia con lo spirito del tempo. La sua vocazione per il marketing ha fatto scuola e l’interesse che da subito ha suscitato nei media l’ha innalzato alle vette più alte dell’art system. Quali novità vedremo sul mercato prossimamente?
Non è stato sempre così. Alla fine degli anni ’80 il mio metodo appariva scandaloso, al punto che per la stampa ero “l'artista che non dipinge i suoi quadri”. Parte del mondo della cultura ha criticato e contestato pesantemente il mio lavoro.
Poi abbiamo visto Jeff Koons, Damien Hirst e Takashi Muakami rivelare e diffondere una pratica molto simile alla mia, quindi ogni nuova superstar che non dipinge i suoi quadri, limitandosi a firmarli e idearli diventa meno scandalosa oggi e più accettata, rientrando nell’ordine normale delle cose.
Stiamo tornando alle tradizioni rinascimentali, ma utilizzando la tecnologia contemporanea.

Una carriera costellata di incontri con i personaggi più in vista del pianeta, committenti illustri o comuni estimatori del suo lavoro, riconoscimenti prestigiosi, performances provocatorie e anche uno show televisivo in curriculum. Crede di meritare il suo successo?
Generalmente sì. Ma come ho accennato prima, c'è in me un'anima fragile che a volte si chiede perché. Poi però, quando però penso ai sacrifici che ho affrontato e alla dedizione per il mio lavoro per arrivare ad essere l’artista professionista che sono, comprendo ciò che mi distingue da tanti altri. So di essere un buon artista ma non pretendo di essere bravo in tutto. Non riesco a nuotare bene. Non riesco a giocare a tennis. Non sono Fred Astaire. Sono solo leggermente sopra la media come giocatore di scacchi o di biliardo, ma sono imbattibile a carte.

Progetti per il futuro?
Molti. Sto ultimando un CD con Tony Esposito produttore e arrangiatore. Avrà tre canzoni scritte da me e arrangiate da Tony; mentre altre sette canzoni le stiamo scrivendo insieme ad altri collaboratori.
Sto anche amplificando la mia produzione di sculture.
Mio fratello Paul Kostabi, Tony Esposito e io abbiamo collaborato per diverse scenografie dipinte a mano, alte sei metri e che usiamo nei nostri concerti. Inoltre, le stesse, sono riprodotte in una serie di stampe limited edition.
Il prossimo anno, ho anche intenzione di girare diversi video musicali, che saranno visibili su YouTube. È ormai questa una consuetudine accademica per farsi strada nella World Music.

 

«Quello che è veramente interessante dei lavori di Mark Kostabi
è che dopo un po’ tutto acquista senso anche se all’inizio non capisci cosa farne…
Il suo stile è strano, meraviglioso, divertente
».
(Cit. David Coggins, critico d’arte americano)

(Immagine: Courtesy Mark Kostabi, “Automatic painting”, 1991)

Domenico Carelli


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