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ROMA, 19 GENNAIO 2015 - Hanno protestato oggi a Roma i piccoli e medi imprenditori fornitori dell'Ilva che, con il nuovo piano di risanamento del polo siderurgico di interesse strategico a livello nazionale. Gli imprenditori temono in particolare la disposizione ministeriale secondo la quale, per recuperare i crediti vantati, le attività dovranno ricorrere alle vie legali.
Questa procedura, inserita nella Legge Marzano, porterebbe alla bancarotta, secondo gli operatori tarantini, l'intero comparto industriale "sottobosco" dell'Ilva. Dopo la protesta, una delegazione della Confindustria Taranto è stata accolta dal Ministro Guidi, che si è dichiarato pronto per affrontare la vertenza insieme agli operatori.[MORE]
La protesta non è, però, stata un'occasione di rilancio per la Fiom, fortemente critica sull'iniziativa. "(...) non è in alcun modo condivisibile quanto annunciato da Confindustria di Taranto di sospensione delle attività nello stabilimento e di 'messa in libertà dei lavoratori dipendenti dalle imprese degli appalti. Una forma di protesta sbagliata e autolesionista (...)" spiega Stefanelli della Fiom, preoccupato che la minaccia degli imprenditori si concretizzi con la paralisi totale, mettendo a rischio anche gli operai dell'indotto.
"Chiediamo che negli emendamenti si tenga presente la situazione critica delle imprese di Taranto" spiegano dalla Confindustria locale, mentre dall'Ilva fanno sapere che parte dei debiti contratti con l'indotto sono stati pagati. Ancora poco secondo gli imprenditori, che temono che il nuovo iter si trasformi in uno smantellamento dei posti di lavoro.
Dopo la protesta, si attende ora la decisione del Governo in merito alla vicenda Ilva, almeno per l'anno di gestione statale prima dell'acquisizione da parte dei privati.
(Foto tarantobuonasera.it)
Annarita Faggioni