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TARANTO, 3 MARZO 2018 - "Apriamo lo stato di agitazione a far data dal giorno 5 marzo lavoratori dell'indotto Ilva Taranto". Questo l'annuncio dato dai sindacati che tornano a protestare in merito al mancato pagamento degli arretrati alle aziende dell'indotto. L'annuncio segue una lettera di protesta inviata al ministero dello Sviluppo economico, all'Ilva e al nuovo acquirente dell'azienda, la società Am Investco guidata dalla multinazionale Arcelor Mittal. [MORE]
"Pur avendo più volte invitato tutti i soggetti interessati alla vicenda Ilva - si legge - continuiamo a riscontrare l'assenza e il totale disinteressamento, l'apatia al riconoscimento e al diritto di essere rappresentati al tavolo istituzionale dei lavoratori e delle lavoratrici dell'indotto Ilva Taranto, oltre 2500 addetti, abbandonati a quelle che saranno le future logiche del mercato, dei cambi appalto o assegnazioni di commesse al massimo ribasso, che nelle migliori delle ipotesi comporteranno forti riduzioni orarie e reddituali o come si prospetta la fuoriuscita dal mercato del lavoro Ilva".
La lettera arriva a pochi giorni dal riavvio del negoziato tra le parti al Mise. Il primo incontro, infatti, è fissato il 9 marzo, a seguire quelli del 20 e 29 marzo.
Secondo i sindacati, "I cantieri oggi sono meno sicuri che prima; le retribuzioni vengono erogate a singhiozzo a mera discrezione delle aziende che rivendicano mancati pagamenti delle commesse; la maggior parte dei diritti dei lavoratori, frutto di decenni di conquiste, vengono rimessi in discussione da aziende con l'avallo "silente" di chi ritiene di decidere le sorti dell'azienda".
La gestione commissariale dell'Ilva, a fine 2017, aveva annunciato di aver liquidato alle aziende appaltatrici buona parte dello scaduto esigibile per un importo complessivo di circa 250 milioni.
L'ultimo accredito alle imprese terze di cui si ha ufficialmente notizia è stato fatto a fine dicembre scorso, per un importo di 30milioni di euro, grazie ad un'anticipazione di Banca Intesa San Paolo.
Daniele Basili
immagine da lagazzettadelmezzogiorno.it