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ROMA, 28 FEBBRAIO – Dj Fabo si è spento nella mattinata di ieri alle 11.40, all’età di 39 anni in una clinica svizzera per il suicidio assistito dove, come ha sottolineato lui stesso, è arrivato senza l’aiuto del suo Stato. Il caso è diventato fonte di dibattito pubblico: Fabiano se n’è andato lasciando, oltre alla sua storia, una lente d’ingrandimento sulla questione dell’eutanasia in Italia come mai c’era sta prima d’ora e, probabilmente, era proprio questo il suo intento.[MORE]
L'autobiografia "Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all'età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso": è l’inizio testo autobiografico inedito consegnato all'associazione Luca Coscioni, che attraverso Marco Cappato ha aiutato Fabiano a raggiungere la Svizzera.
Ripercorre poi le tappe principali della sua vita, ma soprattutto quel giorno del 2014 che ha spento, già prima della Svizzera, la vita di Fabiano: "Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora".
Il racconto di Fabiano prosegue passando dalla motocross alla consolle: "Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l'Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica, scoperta per caso in uno dei viaggi piu' indimenticabili della mia vita (India) - racconta ancora - capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in quel Paese. Mi trasferisco per otto mesi l'anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti".
In India "inizio ad avere un nome e successo, mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti". Ma purtroppo, in uno dei rientri in Italia, "dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita", racconta ricordando il giorno in cui divenne cieco e tetraplegico. Dj Fabo parla ancora di sè come di un "giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita".
Il diritto a morire "Non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso forse un po' insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni piu' disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora - si legge ancora nel testo autobiografico - che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa piu' tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando piu' il senso della mia vita ora. Fermamente deciso - conclude - trovo piu' dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia". Da qui il contatto con l'Associazione Luca Coscioni, "una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell'esistenza dei cittadini. Compreso il diritto sacrosanto di morire. Grazie. Fabiano Antoniani".
Maria Azzarello
Credit: www.dagospia.it