Il Merzbau di Schwitters: i sindaci abbaiano, gli artisti mordono
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
24 giugno, InfoOggi (M) arte - Ci ispira la drammatica situazione dei rifiuti a Napoli. E torna, allora, la rubrica marziana che parla di quei singolari esseri alieni – così dicono – chiamati "artisti". Che, soprattutto nel ‘900, avrebbero realizzato così tante opere incomprensibili, lontane dai problemi della gente come gli anelli di Saturno lo sono dal pianeta Terra. [MORE]
Se oggi ad un alieno – un extraterrestre vero, eh; non un artista – capitasse di gironzolare per Napoli, non osiamo immaginare le controsterzate dell’astronave tra i cumuli di immondizia. Forse il suo sguardo sarebbe più o meno attonito come quello degli straniti turisti a bordo dei bus rossi del Citysightseeing, improvvisatisi costernati fotografi di fronte al maleodorante panorama dei cassonetti rovesciati, secondo una geografia davvero accurata: da Piazza Nicola Amore a Piazza Dante, da Via Monteoliveto a Sant’Anna dei Lombardi, da Via Medina a Corso Umberto.
Ora, i napoletani non trovino beffardo questo articolo – lo leggano piuttosto tutto, per capire dove si vuol andare a parare. Se in giro ci fossero più artisti e meno ciarlatani della politica, forse il problema dei rifiuti (!) troverebbe una svolta. Un amico di Pablo Picasso, L. Aragon, racconta un gustoso episodio sul noto artista spagnolo. Questi aveva appena realizzato (1926) un collage dal titolo “Chitarra”, riciclando un brandello di camicia, un bastoncino ed uno spago. Poco dopo, alcuni visitatori animati dalle migliore intenzioni, gli recarono “dei magnifici pezzi di stoffa per farne dei quadri” (L. ARAGON, La peinture au défi, 1930). Ma il problema fu, semmai, di staffe: Picasso le perse, perché voleva lavorare con “i resti veri della quotidianità umana, qualcosa di povero, sporco, svilito”. Allora metti a Napoli un esercito non di soldati – che ci fanno a spalare l’immondizia? – ma di giovani artisti, ed il problema è risolto.
Perdonatemi l’humour nero. Fidatevi. Ho qualcosa di serio da dire.
A comando dell’armata, ci vorrebbe qualche pro-nipote di un singolare artista tedesco, variamente catalogato come Dadaista, Surrealista o Costruttivista, ma di cui l’unico dato certo è che sia stato un precursore delle moderne installazioni. Si tratta di Kurt Schwitters (1887 – 1948), sul quale non vi annoierò con una biografia da lemma enciclopedico. Cosa vuoi scrivere di un artista alieno, o alienato, che una volta proclamò: “Sapete voi che cos’è l’arte? Un mucchio di merda, è questo, l’arte”. Nel primo dopoguerra si vedeva questo curioso artista rastrellare per strada gli oggetti più vari e degradati, nella convinzione che se ne potessero ricavare opere d’arte incollandoli ed inchiodandoli. Ci sono amici che testimoniano come Schwitters non facesse che “raccattare per le strade, come nei posacenere o nei cestini, ogni genere di oggetto, anche se spesso non aveva un odore particolarmente buono” (H. RICHTER, Kurt Schwitters, 1958). Paul Bowles ricorda addirittura un’escursione nella discarica municipale, mentre Tristan Tzara riferisce di come l’artista raccogliesse “oggetti disparati e assurdi che persino gli addetti alla spazzatura avrebbero trattato con disgusto”.
Non suoni canzonatorio che il signor Schwitters, a Napoli, avrebbe creato capolavori. Già, perché i capolavori di cui parlo non sono i cumuli di immondizia trasformati in opere d’arte: niente di più “marziano”, per noi che non capiamo gli artisti e che – ci mancherebbe! – disprezziamo il lezzo dei rifiuti. I capolavori, intendo, sarebbero stati gli uomini. Gli artisti non sono così stralunati come sembra: la loro folle logica è folle, ma logica. Noi vediamo immondizia e materiali di scarto; Schwitters vedeva forme, colori, volumi. Noi vediamo materiali “sudici”; Schwitters – e qui arriviamo al punto – trovava la traccia di una storia, il lacerto di una vita. Storie e vite umili ed anonime, ma genuine. Per lui accumulare detriti voleva dire sedimentare, in qualche modo, il passaggio di un uomo. E se, con morbosa amorevolezza, si premurava di “riciclare” frammenti di unghie, rottami, bucce di banana ed affini (superando il ribrezzo dei fetori e la paura di infezioni), quanto rispetto ci deve essere per gli uomini che sono dietro a quei cumuli di oggetti sudici e per le loro non sudice vite?
Schwitters diceva: “la ragion d’essere, lo scopo dell’arte è la creazione degli uomini nuovi che formeranno la società del domani”.
Qui, credo, ci sia un aggancio concreto alle vite dei napoletani; in barba a chi pensa che gli artisti non abbiano niente da dire. In questi giorni di emergenza, se i napoletani saranno ben pronti a capire chi davvero fa il loro bene e chi no, alla fine di questa crisi potranno dire di essere “uomini nuovi”, pronti a formare la “società del domani”.
Non ha rispetto degli “uomini” chi usa l’immondizia negli spot a buon mercato delle campagne elettorali. Il problema lo si potrà risolvere, prima o poi; ma intanto, i politici, nel degradare gli uomini ad "elettori", trattano i “napoletani” come fossero immondizia, ed è questo il vero problema.
Il veto della Lega, di cui parla De Magistris, fa il paio con i vari “Vesuvio pensaci tu”, “Napoletani razza di cani”, “Terroni” et similia, ascoltati ancora pochi giorni fa nel doppio match di calcio Salernitana – Verona (andata e ritorno) per gli spareggi di Lega Pro. Le folle di Pontida sono pericolosamente somiglianti ai loro rappresentanti in Parlamento. Uomini vecchi, da cassonetto.
Ma non è solo questo. Le patetiche espressioni da superman fallito del Premier, che dice “Vedo che de Magistris non ce l'ha fatta in cinque giorni, come sempre dovrò intervenire io”, condensa nel “come sempre” e nell’”io” la totale indifferenza verso gli uomini, quelli “genuini” che stavano a cuore a Schwitters e che nell’anno del Signore 2011 vengono presi ancora in giro con strumentalizzazioni da quattro soldi su “chi è più bravo a risolvere il problema” (almeno a parole). Strumentalizzazioni, queste si, da cassonetto.
Ancora. Purtroppo: le parole di De Magistris, che pretendeva di risolvere in 5 giorni l’emergenza, suonavano sinistramente simili a quelle di qualche ometto basso e pelato; ed ovviamente non parliamo di Lino Banfi. Valeva la pena fare promesse che non si era certi di mantenere? Valeva la pena tanta baldanza sulla pelle di “uomini”, dei napoletani? Espressioni che parevano voler rassicurare... sul nuovo sindaco, piuttosto che sull'emergenza rifiuti.
Io penso che un’opera come “Merzbau” di Kurt Schwitters, iniziata nel 1923, abbia fatto di più per l’umanità di quanto non abbiano fatto certi governanti. Si trattava di un cumulo di oggetti – poi distrutto da un bombardamento nel 1943 – che l’artista lasciava crescere nel proprio studio di Hannover, seguendo il corso della propria vita. I ricordi diventavano forme, il passaggio degli amici o un momento di vita veniva “conservato” come fosse stato una reliquia, qualcosa di sacro; perché sacra è la vita, sacri sono gli uomini. Il “Merzbau” fu quindi un’ammucchiata di oggetti custoditi dall’artista, che fini per formare quella che Schwitters ribattezzò “cattedrale della miseria erotica”, con tanto di cappelle dedicate ai vari compagni che avevano messo piede nello studio, lasciando anche solo un mozzicone di sigaretta o un pezzo di matita.
La miseria della Napoli di questi giorni, davvero, può essere “erotica”, nel senso dell’eros come pulsione di vita: SE dal dramma si saprà ricavare il fondamentale rispetto della vita, la sacralità degli uomini prima ancora che dei cittadini, il cui spazio – sacro, perché in quello spazio vivono – è una cattedrale invasa dai rifiuti, in cui la vita non è resa possibile. Una cattedrale di miseria, appunto. E con questa miseria non giochino i politici, con proclama di vario tipo e fanfare spiegate; con litigiosità gratuite e con campanilismi nord\sud declamati a voce rauca da troppo facili capipopolo, pronti a cavalcare le divisioni piuttosto che gli spunti di solidarietà nazionale.
I politici non sono solo “amministratori di spazzatura”, ma uomini che parlano a uomini, con la responsabilità morale di ciò che dicono e di ciò che fanno. Perché da quella responsabilità possono gemmare “nuovi uomini”, quelli della “società del domani”. Incredibile: un marziano, un artista, chiamatelo come volete: Kurt Schwitters, li aveva a cuore, perfino nei loro miseri detriti. Chi ci governa, forse, miseramente, li ha a cuore un po’ meno.
ANTONIO MAIORINO