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ROMA, 25 NOVEMBRE 2011 - Un annuncio importante, frutto del lavoro condotto dai ricercatori delle università di Chieti e di Ancona: sarà possibile scoprire, sottoponendosi ad un test genetico, se siamo predisposti o meno all'ictus e di conseguenza adottare, in caso positivo, gli specifici trattamenti volti a ridurne il rischio. [MORE]
Una scoperta di notevole importanza considerando i numeri dell’ictus nel nostro Paese, dopo le patologie cardiovascolari e i tumori, rende noto la Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA), l’ictus è nel nostro Paese la terza causa di morte, essendo responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno (circa 400.000 morti per i Paesi della CEE), e costituisce la principale causa di invalidità nelle Comunità occidentali, dopo un ictus infatti, evidenzia la SIIA, il 15% dei pazienti rimane gravemente invalido mentre il 40% rimane lievemente menomato dalla malattia.
La ricerca, di cui si discuterà durante il 24° Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio dell'Arteriosclerosi (Sisa), che si svolgerà a Roma dal 30 novembre al 3 dicembre, ed il cui risultato è stato pubblicato sulla rivista Stroke, verterà sulla scoperta di 5 difetti genetici, che, secondo i ricercatori, se presenti contemporaneamente nel Dna, nell’82,4% dei casi permetteranno di predire se saremo colpiti o meno da un ictus. La possibilità, qualora fossimo potenziali vittime, di adottare idonei accorgimenti, permetterebbe così di frenare un fenomeno, quello dell’insorgenza dell’ictus, secondo la SIIA, in costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione.
A prescindere dall’importantissimo risultato dello studio dei ricercatori, va comunque ricordato, che la prevenzione dell’ictus ischemico passa anche attraverso uno stile di vita sano poiché fattori di rischio sono anche il diabete, il fumo e l'ipertensione.
Sara Marci