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La conversione di un uomo è un miracolo sorprendente e senza precedenti. Esplode qualcosa in cielo, mentre si schiude la verità eterna nel petto di qualcuno sulla terra. Un fatto concreto che spesso la società rifiuta di ascoltare definendolo al contrario una favola dal cocchio di zucca. L’errore di fondo sta nel fatto che oggi non si leggono più le favole diverse, quelle reali, che pur partendo da segnali di fede e storie di misericordia umana e divina rappresentano in realtà la dinamicità naturale dell’esistenza umana.
Difficile tutto questo a svolgersi in una collettività dove in molti sono all’avanguardia nel conquistarsi a più attinenze una squadra di maestri strettamente connessi ai capricci di ognuno. Il maestro dei capricci va molto di moda; è su tutti i giornali; nei talk show televisivi; conosce un paio di lingue, forse tre; veste molto bene; si paga poco e sempre; conosce alla lettera il proprio discepolo; lo conforta e lo isola da tutto ciò che lo disturbi; costruisce una letteratura ed una religione adatte a ramificare i capricci anche in momenti seri e necessari come l’affacciarsi del vero Dio nella vita personale.
Verità e conversione diventano perciò teorie elaborate dallo stesso maestro, con risultati capaci di rallentare, a modo suo, il disorientamento morale dei tempi in cui si vive. Il Signore è stato reso a “fettine”, una per ogni esigenza che giustifichi l’uso snaturato della Parola, mentre in realtà si ride o ci si vergogna, dipende dalla posizione, dell’armonia del linguaggio biblico. Si ascolti in proposito il teologo che insiste a far leggere un tratto della seconda lettera di San Paolo a Timoteo (4-3,5):
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro le vecchie favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero”.
San Paolo, gigante della cristianità ( convertitosi dopo le stragi giornaliere compiute dallo stesso nei confronti dei seguaci di Cristo ) diventa di fatto credibile e illuminato assertore della debolezza dell’uomo credente dinnanzi alle regole divine. Non a caso si è solitamente propensi “alle teorie di corte” nate con l’indirizzo puntuale di presentare il mondo per quello che potrebbe convenire.
Il maestro chiamato per contratto sarà sempre di garanzia, di parola e di azione concordata. I capricci del popolo, in cui si annida il singolo con le sue sfumature e le personali pretese, concordano di solito con qualsiasi nuova teoria umana, non certo con le dottrine di verità sacre ed eterne. Il vangelo in tale contesto non potrebbe mai essere punto centrale di discussione, ornato come più volte succede di falsa gioia e raccontato come un qualunque fatto del passato fine a sé stesso.
Incalza a questo punto con fermezza la teologia del Signore: “Il Vangelo si dice mostrandolo vissuto sul nostro corpo, la si mostra vissuto nel nostro corpo dicendolo. Un calunniatore, un diffamatore, un falsario della verità di Dio, di Cristo Gesù, dello Spirito Santo, della Chiesa, della stessa storia, non può predicare il Vangelo della gioia. Ma sempre chi ha il cuore di Satana si riveste di luce per la rovina dei credenti. Predicare un Vangelo senza Verità, senza la Verità di Cristo e dello Spirito Santo, è il più grande danno arrecato agli uomini. Li si condanna alla perdizione eterna per l’altrui superficiale allegria”.
La conversione non sarebbe perciò un prodotto utile al mondo se non fosse autentica. Il vangelo, suo alimento necessario e non sostituibile verrebbe meno nelle sue naturali funzioni di sapiente modello di verità terrena ed eterna. Tutto questo perché il mondo è impazzito nel correre e nell’alterare la quotidianità con l’ansia di far emergere il proprio marchio di fabbrica. Tutto diventa di riflesso complicato.
Nei giorni di fermo obbligatorio per il corona virus molta gente si è accorta di non sapere stare da sola in casa o in compagnia dei familiari. Sono cadute le suggestive invenzioni periodiche di ognuno, essenziali a dimostrare a sé stessi e agli altri la propria rappresentanza ideale sulla terra; si sono scompaginate le nuove abitudini dopo aver frantumato le tradizioni più belle delle storie locali; si rimane di conseguenza un po’ come pesci fuor d’acqua dinnanzi all’avvenuto taglio netto, pur se per poche settimane, del modello esistenziale attuale.
Si è pensato persino a dei corsi on-line per istruirsi a vivere durante un’emergenza che non ha fatto altro che imporre di stare nella propria casa, non per necessità ideologiche ma per partecipare in prima persona alla sconfitta di un male che non guarda alcuno in faccia. Se per un allarme sociale si spengono i veri motori della fede e della speranza dell’uomo, pur tenendo sui balconi una avvincente apertura verso il canto e la musica, cosa serve rispettare le regole che Dio ci ha fornito? Perché allora onorare il padre e la madre si chiedono in molti? Perché non uccidere? Non nominare il nome di Dio invano? Non rubare? Non desiderare la roba e la donna altrui? Amare il Signore come si ama sé stessi e non come si vuol bene al rivale sotto casa, a cui va nel tempo comunque riservato il perdono, ecc.?.
La risposta non può essere che i comandamenti rimangano una delle tante facciate di un mondo sospeso tra cicli storici diversi che difendono o meno determinati costumi o consuetudini temporali. Si è davanti ad una bufala di basso profilo pur di salvare la propria coscienza dalle frequenze personali sconnesse dai profili di verità eterna. C’è in proposito per la società attuale un Dio fai date che perdona chiunque disonori la propria famiglia o rubi quanto appartenga al prossimo. Intanto il vangelo non muore, ma continua, grazie a Dio e alla Chiesa, ad incorporare i comandamenti nelle sue pietre d’angolo per farli partecipare a pieno titolo alla costruzione dell’uomo nuovo.
I tempi sono maturi per questa rivoluzione del cuore, viste le paure che ormai spesso attraversano l’animo umano. Sarebbe un dono per la terra senza precedenti, in grado di rimisurare gli spazi mal conteggiati del mondo, offrendo a tutti l’occasione di rifarsi dentro e fuori. Sussurra con autorevolezza la teologia al servizio del Signore: “Più si cresce in grazia e in sapienza e più la nostra natura si spiritualizza. Più cresce l’uomo spirituale e più diminuisce l’uomo secondo la carne”. Sta qui la il segreto di fede che scompagina i progetti di Satana e rende l’uomo impenetrabile da ogni male. Ognuno faccia quanto deve e anche le favole diverse, qui e altrove raccontate, faranno la propria parte per un mondo migliore di santità e di amore, di progresso morale e materiale, di apertura alle mille novità della vita, senza però disertare la casa del Signore.
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