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ROMA, 7 NOVEMBRE 2011 – Peggiorano le condizioni dei giornalisti italiani, paghe basse e poche tutele. A dirlo è il rapporto “Giornalismo, una professione sempre più frammentata” di Pino Rea del Laboratorio “Libertà di Stampa, Diritto all’Informazione” (Lsdi).[MORE]
Il report è stato presentato nei giorni scorsi nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana, in occasione della giornata europea dedicata ai giornalisti precari e freelance “Stand up for journalism”. Secondo i dati diminuiscono i contratti, aumenta il lavoro autonomo e con esso la disparità di reddito fra i giornalisti garantiti da un posto di lavoro subordinato e i non garantiti. Il problema è che nonostante l’aumento del lavoro autonomo, il cosiddetto ‘giornalismo freelance’, c’è in realtà una crescita esponenziale del giornalismo precario e senza tutele, con gravi rischi per la libertà d’informazione.
I dati confermano le tendenze già rilevate l’ anno scorso e mostrano, in particolare, un accentuarsi della frattura fra lavoro subordinato e lavoro autonomo, all’ interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro lordi all’ anno. In percentuale anzi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti ‘’medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%. Se si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10. «Si tratta di un divario che il passare degli anni non riesce a colmare e che rappresenta probabilmente il problema più complesso che il sindacato dei giornalisti e lo stesso ente di previdenza, l’ Inpgi, si trova ad affrontare», si legge sul sito della Lsdi.
Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5 mila euro lordi all’ anno è cresciuta dal 55,3 al 62%. «Se fossimo in Francia solo 1 giornalista su 3 otterrebbe la Carte de presse, la tessera di giornalista» scrive il curatore del rapporto. In Francia non esiste l’ordine dei giornalisti e la tessera viene rilasciata dal sindacato sulla base di un reddito che si aggira sui 6 mila euro annui.
Marika Di Cristina